Gli assassini di Rolando Rivi, prima di ucciderlo, avevano consigliato di non cercarlo, e nella violenza di quel messaggio è contenuto un invito che il potere, in mille forme diverse, continua a proporci ogni giorno: non cercate di capire
Non cercatelo, viene un attimo con noi partigiani. Queste parole, scritte in un biglietto, furono consegnate, il 10 Aprile 1945, ai genitori di un ragazzo che stava studiando per diventare prete. A causa della guerra, Rolando Rivi aveva dovuto interrompere gli studi al seminario di Marola ed era tornato a casa dei genitori.
In paese tirava una brutta aria per i preti e i suoi genitori gli avevano consigliato di dismettere l’abito talare, di andare in giro come un ragazzo normale, ma Rolando Rivi aveva voluto rimanere fedele alla sua vocazione. Non aveva dismesso l’abito e aveva continuato a sentirsi e a mostrarsi qual era, con quella devozione e serietà che si hanno soltanto da ragazzi, raccolto in se stesso come un fiore che dovesse sbocciare e avesse avuto timore, se avesse ceduto alle insistenze dei genitori e avesse nascosto la sua identità e la sua vocazione, che quel fiore sarebbe morto sul nascere.
I partigiani lo portarono con loro nei boschi e lo torturarono per tre giorni prima di ucciderlo con due colpi di pistola. La condanna dei responsabili, l’uomo che sparò e il comandante della brigata partigiana, venne confermata nel 1952 dalla Corte di Assise di Appello di Firenze. I due uomini furono condannati a 22 anni di carcere, ma in seguito all’Amnistia Togliatti ne scontarono soltanto sei. Gli assassini di Rolando Rivi furono quindi liberati presto, con la motivazione che l’Italia doveva pacificarsi e tornare a una vita normale, degna di un Paese civile, dove un prete ammazzato non è poi una grande tragedia, sicuramente non un fatto sufficiente ad impedire il libero corso della Storia.
La morte di Rolando Rivi, per gli assassini che lo hanno ucciso e per i politici e i giudici che ne hanno ridotto la pena, è stata anzi un fatto inevitabile, la logica conseguenza di una parte d’Italia che non voleva farsi italiana e desiderava invece rimanere cattolica, un’Italia povera e contadina, piena di dignità e di religione, allegra ma austera, la cui allegria era un prodotto della sua serietà, e a cui proprio non entrava in testa la dialettica hegeliana. Un’Italia di cui Rolando Rivi era uno dei figli più nobili e delicati.
Questa Italia, disprezzata dagli uomini che negli ultimi duecento anni hanno avuto la presunzione di farla, e non si comprende come si possa fare qualcosa che già esiste e per giunta attraverso l’odio e il disprezzo, sapeva produrre frutti meravigliosi. Alcuni dei migliori intellettuali e artisti della nostra Storia hanno qui le loro radici. La grande arte italiana, dove è più grande e più italiana, a una cultura vasta e profonda unisce sempre un’anima popolana, si pensi a un Dante o a un Tiziano. Per quale motivo quindi creare un sistema di valori e di sentimenti contrario a quello che era stato fino ad allora l’essenza della nostra nazione?
I grandi uomini che abbiamo studiato a scuola nei manuali di storia, gli uomini del Risorgimento e della guerra di Liberazione, aldilà della retorica e della propaganda che li ha protetti e continua a proteggere, chi erano e che cosa hanno fatto in realtà? A quale scopo, se anche loro erano italiani, operare contro l’Italia? E chi li protegge ancora dalla verità? Questo è il mistero dei misteri, risolto questo, tutti gli altri hanno la loro naturale e logica risoluzione. Se per alcuni la morte di Rolando Rivi è stato un incidente di percorso, dal quale procedere oltre, per un futuro migliore, con una lavatrice, un frigorifero e un televisore, e a cui non importa di un povero prete che credeva a tante sciocchezze proprio perchè non aveva tutte queste cose, a noi importa moltissimo invece, perchè crediamo essere qui la chiave del mistero.
Sono trascorsi più di settant’anni di pacificazione e di normalizzazione, settant’anni di vera civiltà, e se qualcosa è andato storto, nelle opinioni degli intellettuali di destra e di sinistra, è certamente colpa del carattere degli italiani. Perchè qualcosa deve essere andato storto, oppure le rovine morali e psicologiche che ci piombano addosso da ogni lato erano esattamente il risultato voluto. Questo era allora il vostro progresso? Malattia e confusione invece di pace e normalità, distruzione e solitudine al posto di lavoro e famiglia? Gli italiani hanno continuato a lavorare e a formare delle famiglie, ma c’è qualcosa nel modo che lo hanno fatto che non convince, che risente del senso di precarietà e d’insoddisfazione generale, dei cinici e violenti attacchi all’istituto familiare che provengono da ogni luogo, dalla pubblicità alla musica, ed obbligano ad un ripiegamento su se stessi, a una chiusura e diffidenza reciproca, a una mancanza di vera socialità, tanto più acuta e reale dove essa viene piu’ superficialmente negata e stupidamente risolta, negli aperitivi, nelle discoteche e nei concerti, dove conoscersi è molto difficile, e nei social network e nelle applicazioni di incontri scaricate sui telefoni, dove conoscersi è praticamente impossibile.
Ma quale pace ci potrebbe mai essere stata, quale Paese civile saremmo mai potuti diventare, se è da settant’anni che il 25 aprile, tutti orgogliosi della nostra Repubblica e del tricolore, tutti grati a chi ci ha liberato dalla schiavitù del fascismo e della religione, celebriamo i partigiani, coloro che hanno portato in un bosco, per torturarla ed ucciderla, una creatura di Dio. Rolando Rivi, malgrado la sua giovane età, sapeva chi libera veramente dalla schiavitù ed è morto da uomo libero. Gli italiani che sono venuti dopo, illudendosi di essere stati liberati, sono stati fatti schiavi. Perchè questo oggi siamo e l’unico modo per liberarci è conoscere la verità storica e lavorare a far rinascere, tra le rovine del presente, la vera identità del popolo italiano, il quale è stato vittima di uno dei più grandi inganni della Storia.
Gli assassini di Rolando Rivi, prima di ucciderlo, avevano consigliato di non cercarlo, e nella violenza di quel messaggio è contenuto un invito che il potere, in mille forme diverse, continua a proporci ogni giorno: non cercate di capire. Per quanto ci riguarda non abbiamo seguito il consiglio dei suoi assassini, Rolando Rivi lo abbiamo cercato, lo stiamo cercando e lo cercheremo sempre.
Dio sa quanto abbiamo bisogno di quel prete.
Luca Rossi il 22 Luglio 2023