Nata nel 1962 e prodotta in circa 200 esemplari per un target femminile medio-alto: la storia misteriosa della Fiat 600 D Moretti: “Una vera fuoriserie perfettamente sconosciuta”
Quando, nel marzo del 1955, arrivarono nelle commissionarie Fiat i primi esemplari della “600”, i giornali del settore pubblicarono parecchi articoli di elogio. Il nuovo modello “600” sostituiva la Fiat 500 C, ancora in listino, benché non più prodotta, fino ad esaurimento giacenza. La filosofia del nuovo modello era innovativa (carrozzeria portante, motore e trazione posteriore) ed andava ad occupare, appunto, il segmento che apparteneva, dal 1936, alla “500 C” denominata Topolino. Certo, non tutti coloro che avevano sostituito la vecchia 500 C con la 600, erano rimasti soddisfatti: ciò a causa delle prestazioni che erano quasi equivalenti al vecchio modello, inoltre i primi modelli della 600 lamentavano un surriscaldamento del liquido refrigerante del motore a pieno carico ed in salita. Il salto di qualità della 600 avvenne qualche anno dopo, nel 1959, quando, finalmente, dopo la seconda serie del 1957 di pari cilindrata (633 c.c.) , apparve la 600 rinnovata nella meccanica e nella carrozzeria, con cilindrata maggiorata (767 c.c.) e ben 32 cv (SAE) al posto di 22. Rammento che in quegli anni le automobili avevano potenze ridotte e anche solo qualche cavallo in più era ambitissimo da parte degli utenti delle auto. Ad esempio, la regina della strada dell’Alfa Romeo, la Giulietta berlina ( Ricordate la reclam?: la berlina che vince le corse), coeva della 600 (1955) disponeva di 53 cv. L’attuale Panda, ovvero una utilitaria, raggiunge i 69 cv. Il nuovo modello 600, pertanto, catalizzò l’interesse delle fabbriche di automobili sportive. Già dal 1955, tuttavia, aziende come l’Abarth, Vignale, Monviso, Moretti e altre avevano già provveduto a mettere in listino delle 600 con carrozzeria sportiva ma utilizzando lo stesso chassis e, spesso, modificandone il motore, per ottenere una potenza superiore.
La linea inconfondibile della Fiat 600D Moretti
Nei primi anni sessanta la 600 era un modello apprezzato dagli utenti per la sua economicità, robustezza e praticità tanto che la sua carriera si protrasse fino al 1970. Tengo a precisare che con la fine della produzione della 600 rimane ancora in produzione il suo proverbiale motore. Infatti le novità che seguirono, la 850 (843 c.c.), la 850 Special (903 c.c.), la UNO e la Panda utilizzarono il medesimo motore della 600 sempre perfezionato. Ed è proprio la “Fiat 600 D Moretti” che analizzeremo in questo servizio. Nata nel 1962, quest’auto non ha lasciato traccia nella memoria degli appassionati di vetture speciali. Trattasi, a tutti gli effetti, di una fuoriserie nel senso etimologico della parola. Certi assemblaggi vennero fatti a mano. Ne vennero costruite pochissime ( la produzione cessò dopo solo circa un anno). I modelli erano due: una “berlinetta” 4 posti ed una “ coupè 2 + 2 posti” la cui differenza tra le due era, sostanzialmente, l’inclinazione del padiglione posteriore che ne accentuava la sportività. La filosofia di queste vetture non era, tuttavia, la pura sportività. Il progetto mirava ad abbinare l’eleganza della carrozzeria con la ricercatezza degli interni. In buona sostanza l’auto era una seicento, benché più lunga e larga della berlina Fiat, ma quando transitava, gli occhi delle persone automobilisticamente raffinate la seguivano con interesse, spesso chiedendosi di che vettura si trattasse.
Il vano motore e l’interno di pregio della Fiat 600 D Moretti
L’impressione mia personale è che fosse stata partorita per stuzzicare l’attenzione delle donne patentate appartenenti alla piccola/media borghesia dell’epoca. Forse l’eccessivo prezzo, lire 950.000, contro lire 640.000 della berlina Fiat, non l’ha fatta decollare. Osservandola, si evince che la fanaleria posteriore è stata mutuata da un’auto inglese: la Austin A 40. Non di rado, le piccole aziende automobilistiche utilizzavano componentistica della grande produzione come fanali, fanalini, porte, sedili, strumenti vari ecc. . L’abitabilità della vettura è identica alla 600 berlina Fiat ma ha in dotazione sedili reclinabili. Accattivante il cruscotto con strumenti Jaeger molto eleganti. Osservandola di fronte, la tipologia della mascherina cromata ci illumina suggerendoci che vi è una vaga somiglianza con la ben più famosa ASA 1000. A differenza del modello in foto, in origine i cerchioni erano in lamiera stampata identici alla 600 Fiat. Anche il volante era identico alla berlina Fiat. Quante siano le vetture prodotte delle due tipologie, non è dato sapere. La Moretti, interpellata in materia una trentina di anni fa, non ha mai risposto. Si può azzardare che i numeri siano bassi: attorno alle 200 unità. A tutt’oggi, oltre la vettura in foto, si ha la conoscenza che un esemplare uguale, ma da restaurare, esista a Napoli. Sono particolarmente onorato di essere riuscito, nel 1986, a salvare questo esemplare un attimo prima della programmata rottamazione e di aver, subito dopo, proceduto al suo restauro.
Sonego Luciano il 30 Agosto 2023