Perchè ancora oggi non sappiamo chi ha ucciso Pier Paolo Pasolini, il 2 Novembre del 1975, all’Idroscalo di Ostia. Ancora oggi ci manca, nonostante tutto, di Pier Paolo Pasolini, il suo amore per la vita e per l’Italia.
Quelle est la qualification professionnelle que vous preferez: poete, romancier, dialoguiste, scenariste, acteur, critique ou metteurs en scene? Un giornalista francese domandava a Pier Paolo Pasolini, nella sua ultima intervista ufficiale, con quel misto di stupidità e vanità a cui saremmo tentati di aggiungere l’aggettivo francese, se non fosse stato proprio un francese, Gustave Flaubert, ad averla individuata e descritta magistralmente, quando scrisse del cappello di Monsieur Bovary: “Si trattava di uno di quei copricapi non ben definibili, nei quali è possibile trovare gli elementi del cappuccio di pelo, del colbacco, del cappello rotondo, del berretto di lontra e del berretto da notte, una di quelle povere cose, insomma, la cui bruttezza silenziosa ha la stessa profondità d’espressione del viso d’un idiota.”
E Pasolini a quest’idiota, con estremo candore e semplicità, aveva risposto: “Dans le passeport c’est écrit simplement écrivain”. Nella sua vita solitaria e violenta, dove dalla solitudine si generava, per spirito di soppravvivenza, un amore violento della vita stessa, delle sue manifestazioni piu’ elementari ed istintive, Pasolini aveva scritto tanto. Aveva scritto bellissime poesie, quando era ancora ragazzo nella sua terra friulana, piene di sole e di tragedia, e che erano un aprirsi giovanile al mistero infinito della natura, insieme tenero e scandoloso, nel suo nudo bisogno di amore, quell’amore enorme che Pasolini non avrebbe mai smesso di portare dentro, di cantare e di cercare.
Aveva scritto libri di critica letteraria, bellissimo ed indimenticabile il suo Passione e Ideologia, in cui analizzava la poesia dialettale in Italia, ma non con il metro di un dottore di filologia, chiuso negli schematismi formali della sua scienza, e utilizzando invece gli strumenti e i risultati di tale scienza per scavare a fondo nell’anima poetica del popolo italiano, e portarne in superficie le diversità regionali, la sua varietà e la sua ricchezza. Aveva scritto articoli su uno dei maggiori quotidiani nazionali, in cui raccontava l’Italia che stava cambiando, ne denunciava anzi il cambiamento improvviso, che da un giorno all’altro ne mutava l’essenza, travolgendo ogni cosa, anche un poeta. Non poteva fermare il disastro che si stava realizzando sotto i suoi occhi, la rovina di un mondo che aveva amato nonostante tutto, e la ferita aperta da questo spettacolo lo aveva ucciso prima che una mano più pesante fosse scesa a dargli il colpo definitivo. L’Italia aveva smesso di produrre tipi originali, uomini e donne che fossero espressione del suo spirito e del suo carattere, e stava conformandosi a un tipo d’uomo importato dall’estero, fabbricato da mani nemiche all’Italia, un consumatore viziato e impotente, che non aveva più niente del suo mare e della sua terra, che non aveva più niente d’italiano.
Ci siamo svegliati una mattina, diceva Pasolini, e ci siamo accorti di vivere in un’incubo, il mondo che conoscevamo prima era sparito e al suo posto c’era qualcosa di nuovo e di orribile, l’imposizione di un modo di essere che era agli antipodi di quello naturale che si sarebbe realizzato senza condizionamenti e ricatti, e che sviluppandosi invece sotto la paura del ricatto e la pressione del conformismo era condannato a generare dei mostri, degli individui atomizzati e schizofrenici, delle bolle piene d’aria che si scontrano e rimbalzano, senza lasciare niente le une alle altre, tornando a casa sempre uguale a se stesse, vivendo con la sola preoccupazione di trovare ogni giorno abbastanza inganni e divertimenti per non sgonfiarsi e cadere a terra. Pasolini invece era caduto, un milione di volte, e sempre si era rialzato con la forza della sua poesia. Anche coloro che non amano la sua persona, e non del tutto a torto, giudicandola immorale per la sua sessualità trasgressiva e in fondo corruttrice , non possono negare questo fatto reale e luminoso, come il sole che nasce da una notte buia, della sua poesia.
Ma qualcosa era accaduto all’Italia e a Pasolini, per cui ogni caduta rischiava di trasformarsi in una lenta agonia, stavano venendo a mancare semplicemente i punti a cui aggrapparsi per rialzarsi da terra, perchè anche un poeta è immerso nel mondo e vive del mondo, forse più di tutti gli altri, e se il mondo va a quel paese, lui non ci andrà mai, ma sarà il primo ad andarsene. Non ci sarebbe stato più amore da cercare e da cantare in Italia, il suo stesso amore non poteva servirgli che a denunciare uno stato di cose, e un grido d’orrore sarebbe stato invece che un canto d’amore. Nel suo ultimo film aveva puntato la telecamera direttamente sull’orrore. La Reppublica di Salò e il Marchese de Sade non erano stati altro che un espediente storico e letterario per denunciare qualcosa di attuale, la perversione del potere e il suo effetto devastante sulle persone. Un altro regista avrebbe provato qualche decennio dopo a compiere un’operazione simile a Pasolini, mostrando il volto nascosto del potere, i suoi riti e crimini sessuali praticati dietro a delle maschere, e avrebbe fatto la sua stessa fine. L’ultimo suo film, brutto e terribile a guardarsi, non è stato il suo testamento, in Pasolini c’era ben altro, ma è stato il suo biglietto per lasciare questo mondo in cui iniziava a sentirsi estraneo, e non per mutua incomprensione, ma proprio perchè entrambi avevano compreso molto bene le rispettive parti. E la testa di Pasolini, da cui potevano uscire ancora tante parole di verità e di coraggio, in una notte si è trasformata in un cranio insanguinato e maciullato, un pezzo anatomico da fotografare e da archiviare nel museo dei misteri italiani. Perchè ancora oggi non sappiamo chi ha ucciso Pier Paolo Pasolini, il 2 Novembre del 1975, all’Idroscalo di Ostia. Ancora oggi ci manca, nonostante tutto, di Pier Paolo Pasolini, il suo amore per la vita e per l’Italia.
Luca Rossi il 14 Settembre 2023