La bella favola di Siglinde e Hanspeter con Jannik, che significa “Dono del Signore”. Perché il vero miracolo Jannik l’ha fatto cantando con naturale trasporto l’Inno Nazionale Italiano?
“Nomen omen”: il destino è nel nome credevano gli antichi, in particolare i Latini, essendo fermamente convinti che già nel nome del bimbo fosse indicato il suo futuro, e nel caso di Jannik – che è una variante della lingua tedesca e danese del nome Jan, proveniente da Johannes, John e da Giovanni – significa semplicemente “dono del Signore” e sempre sul tema il cognome Sinner significa “peccatore”. E quando venne al mondo da Siglinde e Hanspeter Sinner di Sesto Pusteria (Bz) un paffuto pargoletto la coppia convinta di non poter avere figli e che già da alcuni anni avevano allargato la famiglia, adottando un altro bebè di nome Mark, decise senza esitare di chiamarlo “Jannik: dono del Signore”. Questa è la bella favola dei Sinner, con Mark e Jannik, divenuta per un mistero del destino o proprio per volontà del Signore una bella “storia vera” di una famiglia delle verdi vallate Südtirolesi, la storia del nostro “Pel di carota” Jannik Sinner, oggi ammirato giovane campione di Tennis.
Ora, tralasciando i meriti sportivi e le grandi soddisfazioni che sta dando ai suoi tanti fans e alla sua bella famiglia, il 22 enne Südtirolese di madre-lingua tedesca e nuovo asso del Tennis mondiale, fresco vincitore e protagonista indiscusso della Coppa Davis, ha positivamente meravigliato, vederlo in tale prestigiosa finale cantare con indubbio “naturale trasporto” il nostro Inno Nazionale: “Il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli”!
Incredibile realtà o ennesimo miracolo di Casa, pardon Maso Sinner? Premesso che fino a pochi anni fa, neanche i madre-lingua Italiani de facto lo cantavano, muovendo furbamente, come spesso avviene in Chiesa, solo le labbra per un testo obbiettivamente di difficile interpretazione, tanto che alcuni proposero di ripristinare la Canzone del Piave applicata dal 1943 al ’44: perché l’innocente cantatina di Jannik Sinner è così intrigante?
Invero, l’Alto Adige o Süd Tirolo che dicasi, è da sempre una fucina di grandi campioni per l’Italia: da Gustav Thöeni, Herbert Plank, Peter Runggaldier nello sci, ad Armin Zöeggeler nello slittino, fino all’immenso Klaus Dibiasi nei tuffi e alle cugine Köstner: Isolde sempre nello sci e Carolina nel pattinaggio; senza dimenticare quello che probabilmente è il più grande alpinista di tutti i tempi, il re degli 8.000 Reinhold Messner: talenti puri che hanno conquistato titoli e medaglie sotto la bandiera Italiana pur essendo, loro colpevoli di essere di “madre lingua-tedesca” ed essendosi già da tempo confrontati con il “Tabù” dell’annoso canto dell’Inno Mameliano.
La bella favola di Siglinde e Hanspeter con Jannik, che significa “Dono del Signore”. Perché il vero miracolo Jannik l’ha fatto cantando con naturale trasporto l’Inno Nazionale Italiano?
Chi ha l’età e memoria ricorda con simpatia la leggenda della “Valanga Azzurra” Gustav Thöeni che con la sua caratteristica voce nasale: “proprio non parlava”, figuriamoci cantare le lodi all’Elmo di Scipio e alle italiche gesta, mentre ora il Jannik “nazionale” sdogana con disarmante naturalezza la questione. La cosa ovviamente ha destato la curiosità di alcuni giornalisti e tuttologi da “Salotti buoni della Tv”, innescando un piccolo dibattito sul tema e partorendo topolini come il quesito: “E’ più Italiano Mario Balotelli o Jannik Sinner?”, scemenze galattiche: che forse è più Italiano un Siciliano o un Sardo rispetto un Lombardo, un Friulano o un Altoatesino! Le vere problematiche legate ai veri “Nuovi Italiani” nella Babele Europa, sono altre e molto complesse, che riguardano più che altro la religione e l’origine etnica – se ancora si può dire – ed è semplicemente legata alla reale volontà delle stesse ad integrarsi con delle regole giuridiche comuni, che sulla carta dovrebbero essere le nostre.
Tornando all’Inno Tricolore, se Eva Klotz, figlia del bombarolo e “Martellatore della Val Passiria” Georg, quella per intendersi di “Süd Tirol ist nicht Italien!” non è risultata particolarmente entusiasta della cantatina del nostro Jannik, i figli e nipoti dello Schützen Joseph Innerkofler, ex presidente Luis Durnwalder in testa, si sono dimostrati aperti e quasi sorpresi della vexata quaestio: “Se l’ha cantato, vuol dire, che insieme con i suoi compagni di squadra, se la sentiva di cantarlo!”, punto. Risposta capolavoro, che è la sintesi di quel sano realismo e pragmatismo tipico di queste terre, che guarda più ai fatti concreti, che alle chiacchiere.
Oggi in tempi di relativismo integrale e abiura delle identità, Joseph Innerkofler, come dall’altra parte Cesare Battisti o Nazario Sauro, non li conoscono più nessuno e non sarebbe da meravigliarsi se neanche nelle scuole non venissero più studiati, come del resto la storia d’Italia stessa, figuriamoci l’Irredentismo o l’Indipendentismo Süd Tirolese. E’ vero, i tempi sono molto diversi e certe contrapposizioni culturali rimaste solo nei ricordi dei più anziani, con gli storici confini del mitico Brennero e la Zoll Kontrolle, che non esistono più; come i tempi del mitico 4 a 3 di Italia-Germania del ’70 che vista la facilità con cui si cambia nazionalità, sembra ormai irripetibile preistoria sportiva: oggi, meraviglia delle meraviglie, si può perfino cambiare sesso, come un tempo ci si scambiava le figurine Panini.
E’ la nuova Europa figlia della rivoluzione mondialista del dopo “Muro di Berlino”. E’ l’Unione Europea dell’Euro e delle banche, ma senza riferimenti alle sue “Radici culturali Cristiane” in cui di fatto, si parla la lingua degli altri, dei veri “Padroni del vapore”, ovvero di uno stato che dall’Ue ne è appena uscito: la Gran Bretagna, o di quello gli Usa, che ha forse il solo merito di aver vinto la II Guerra Mondiale, ma con l’alleata Russia di Stalin, oggi stranamente diventata l’innominabile Russia di Putin: Russia che “mistero del mondo complicato in cui ci è dato in sorte di vivere”, occupa il 40% del territorio dell’intera Unione Europea!
Per consolarci, lingua e identità perdute a parte, oggi in Süd Tirolo per fortuna a bucare le gomme alle macchine con la vecchia “I” di Italia o a mettere ordigni sui tralicci non ci pensa più nessuno: oggi le uniche “Bombe” che si vedono nella terra di Joseph Innerkofler e Georg Klotz sono quelle dei dritti e dei rovesci a due mani propinate nei campi da Tennis agli sfortunati avversari dal nostro “Dono del Signore” Jannik Sinner, Italianissimo süd tirolese di madre lingua tedesca, che canta l’Inno di Mameli.
Andrea Cometti il 04 Dicembre 2023