Scrive Aristotele (384 a.C.-322 a.C.) nel IV libro della “Metafisica”: “É ridicolo andare in cerca di ragioni contro chi, rifiutando il valore della ragione, non vuol ragionare” di Daniele Trabucco
La scienza e la tecnica, i nuovi “immutabili” li definirebbe il prof. Emanuele Severino (1929-2020), stanno portando sempre di più ad una autotrasformazione di genere dove l’uomo, simbolo di animalità e razionalità, cede progressivamente il passo, con il contributo dell’intelligenza artificiale nella sua versione forte, ad entità strutturalmente diverse (ad esempio i robot umanoidi) in grado di accudire le persone anziane, i bambini etc.
Siamo capaci, allora, per utilizzare le parole di Hans Jonas (1903–1993), di rispettare “il comandamento ontologico in base al quale l’umanità deve continuare ad esistere”? La risposta, per chi scrive, risiede unicamente nel ritorno al realismo aristotelico-tomista, ove la natura dell’uomo (da non confondere con il concetto di naturalismo) va realizzata secondo fini in essa teleologicamente inscritti per cui il passaggio dall’essere al dover-essere si “gioca” sul piano dell’essenza e non dell’esistenza.
Questo richiede di rifuggire le diverse forme di personalismo contemporaneo, imbevute tutte del “veleno” della libertà negativa: dal personalismo relazionale di Apel (1922-2017) a quello di Habermas, da quello ermeneutico di Gadamer (1900-2002) al sistema modulare di Mounier (1905-1950) i quali trovano il loro precedente nel discusso liberalismo razionale di Kant (1724-1804). Scrive Aristotele (384 a.C.-322 a.C.) nel IV libro della “Metafisica”: “É ridicolo andare in cerca di ragioni contro chi, rifiutando il valore della ragione, non vuol ragionare”.
Prof. Daniele Trabucco il 12 Gennaio 2024