“Ce lo chiede l’Europa”? Verso l’omologazione dei popoli dopo la quale c’é solo il baratro del non-senso di Daniele Trabucco
Le recenti dichiarazioni del Presidente della Commissione europea, la tedesca Ursula von der Leyen, riguardo l’importanza di proteggere questa “unica e forte Europa” da derive euroscettiche sono a dir poco scandalose e ad esse bisogna replicare con la forza dell’argomentazione.
In primo luogo, la von der Layen, che va a braccetto con il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore, On. Giorgia Meloni, dimentica che la facoltá di recesso dall’Unione Europea é prevista per ciascuno Stato membro nello stesso Trattato di Lisbona del 2007, in particolare nella disposizione di cui all’art. 50 TUE. Questo significa che la fonte convenzionale ammette la possibilitá di una composizione variabile in termini di Paesi che compongono l’ “ordinamento comunitario”.
In secondo luogo, é indubbio che il “Leviatano” europeo non solo presenti un vistoso deficit di democraticitá con un sistema di governo esteso a ventisette Stati membri e accentrato in poche mani, ma il fatto che riguardi popoli diversi per lingua, costumi e tradizioni (alla faccia degli “Stati Uniti d’Europa” di Emma Bonino) provoca un inevitabile estraniamento, una specie di rinvio di responsabilitá che fa sí che nessuno pensi di essere proprio lui a reagire.
Del resto, siamo in perfetta sintonia con il percorso di integrazione europea dagli anni ’50 del secolo scorso ad oggi: prima i mercati e le istituzioni di potere permeate da logiche neoliberiste e poi i popoli. Tutto questo implementa la “forza sacrale” del potere lontano (Commissione europea, Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea, Consiglio europeo) all’interno della quale il potere medesimo assume le forme dell’assolutismo tecnocratico (intangibilitá dei parametri di Maastricht, del Patto di stabilitá e crescita rivisto in senso peggiorativo rispetto al precedente con il via libera dell’Italia “sovranista”) senza neppure la finzione delle effimere forme democratiche degli Stati nazionali.
Un potere “oracolare” che condiziona sempre di piú i residui spazi di sovranitá degli Stati in nome del responso “piziano”: “Ce lo chiede l’Europa”.
In terzo ed ultimo luogo, é ovvio che questa “unicitá” necessita di sacerdoti sempre pronti a “sacrificare” e a rendere conto del loro “ministero” al Moloch europeo. Ecco allora la graduale imposizione delle ideologie gender volte a decostruire la famiglia, o green funzionali a ridurre gli spazi di proprietá privata in nome del nuovo “socialismo verde”, la neutralitá dello spazio pubblico che diventa rinuncia a qualunque riconoscimento della dimensione religiosa cristiana che vive nei popoli europei e li innerva, la censura dell’obiezione razionalmente fondata perchè non conforme alla “veritá” imposta, l’introduzione dei “nuovi diritti” pena la “scomunica” di antidemocraticitá (si vedano le risoluzioni del Parlamento europeo nei confronti dell’Ungheria) etc.
La conseguenza di tutto questo é una sola: l’omologazione dei popoli dopo la quale c’é solo il baratro del non-senso. Sì, é davvero un’Europa unica.
Prof. Daniele Trabucco Costituzionalista il 22 Febbraio 2024