Transustanziazione

Perchè per comprendere il mistero della transustanziazione è fondamentale richiamare i concetti della metafisica aristotelica? di Daniele Trabucco

Il termine italiano “transustanziazione” deriva dalla lingua latina, da “trans-substantiatio”, ossia la conversione della intera sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo e della intera sostanza del vino nella sostanza del Sangue di Cristo che avvengono durante la celebrazione dell’Eucarestia, in particolare nel momento in cui il sacerdote pronuncia il verbo “est”, “è” (diversamente dalla Chiesa ortodossa per cui la transustanziazione avviene all’epiclesi, ossia quando, nella preghiera eucaristica, si invoca il Padre affinché mandi lo Spirito Santo sulle oblate, cioè sulle offerte).

San Tommaso d’Aquino (1225-1274) spiega le differenze tra l’Eucarestia e gli altri sacramenti: la prima “differisce dagli altri sacramenti in due cose. Primo, per il fatto che si compie mediante la consacrazione della materia; mentre gli altri sacramenti si compiono mediante l’uso della materia consacrata. Secondo, per il fatto che negli altri sacramenti la consacrazione della materia consiste solo in una benedizione, per la quale la materia consacrata riceve strumentalmente una virtù spirituale che dal ministro, strumento animato, può passare in strumenti inanimati.

Al contrario in questo sacramento la consacrazione della materia consiste in una miracolosa conversione della sostanza, che Dio solo può compiere” (cfr. S. Th, III, 78, 1). Già il IV Concilio Lateranense del 1215 affermava, prima ancora della XIII sessione del Concilio di Trento (1545-1563), come “il suo corpo e il suo sangue (di Cristo) sono veramente contenuti nel sacramento dell’altare sotto le forme del pane e del vino, il pane e il vino essendo stati transustanziati, per la potenza di Dio, nel suo corpo e nel suo sangue”.

Per comprendere il mistero della transustanziazione è, dunque, fondamentale richiamare i concetti della metafisica aristotelica: ogni cosa è composta da una sostanza, vale a dire un’essenza (la forma) che definisce la cosa per ciò che è, e da una somma di attributi sensibili, cioè percepibili con i sensi, detti accidenti.

Questa distinzione tra “sostanza” e “accidenti”, applicata alle specie eucaristiche, permette di affermare che, pur mantenendosi inalterati gli accidenti (colore, sapore, forma, odore, ecc.) del pane e del vino, dopo la consacrazione ciò che muta è la sostanza: l’ostia consacrata appare come pane, ma è in sostanza il reale Corpo di Cristo e il vino consacrato è in sostanza il reale Sangue di Cristo.

In altri termini, la transustanziazione è la trasformazione delle specie del pane e del vino secondo la categoria della sostanza prima: le specie eucaristiche sono, dunque, sia il sostrato visibilmente percepito come immutabile (inteso quale fondamento della forma), sia la sostanza transustanziata da Dio nel Corpo e nel Sangue di Cristo.

Prof. Daniele Trabucco Costituzionalista il 10 Aprile 2024

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