Come fa il non essere, che non é, a diventare forma, a risultare essere? L’anelito infinito alla forma di Daniele Trabucco
Aristotele (384 a.C. – 322 a.C.), il piú grande pensatore dell’antichitá e non solo, dimostra con la forza della ragione speculativa in che cosa consista il divenire, ossia il mutamento delle cose che ci viene attestato dall’esperienza sensibile.
Se questo venisse inteso come passaggio dalla privazione della forma (cioé la non esistenza della forma) alla forma (ossia all’essere) si cadrebbe in una vistosa contraddizione.
Come fa il non essere, che non é, a diventare forma, a risultare essere? Il non essere, come insegna Parmenide nel “De natura”, non si puó né dire, né pensare. Oltre, quindi, alla privazione ed alla forma, va ricordata la presenza di un terzo elemento: “il sostrato”, il diveniente.
Con l’introduzione di questo concetto la contraddizione viene superata. Nella crescita da piccolo a grande non é la piccolezza che diventa grande, ma accade che qualcosa sia prima determinato dalla piccolezza e poi dalla grandezza.
Mentre nel divenire accidentale sostrato é sempre una sostanza (la casa (la sostanza) si arricchisce di una nuova stanza e, pertanto, é piú grande), nel divenire sostanziale (cioé nella generazione e corruzione di una sostanza) il “sostrato” é la materia prima, ovvero un anelito infinito alla forma.
Prof. Daniele Trabucco Costituzionalista il 13 Maggio 2024