HomeArchivio articoli degli autoriDaniele TrabuccoCriticare il Concilio Ecumenico Vaticano II perfeziona il delitto di scisma?

Criticare il Concilio Ecumenico Vaticano II perfeziona il delitto di scisma?

L’ ermeneutica del prof. Brunero Gherardini di Daniele Trabucco

Papa Giovanni XXIII, pontefice dal 1958 al 1963, con la Costituzione apostolica «Humanae salutis» del 25 dicembre 1961 indiceva il Concilio Ecumenico Vaticano II. «Mentre l’umanità si avvia verso un nuovo ordine di cose, compiti vastissimi sovrastano la Chiesa», ovvero, precisa Papa Roncalli, «immettere l’energia perenne, vivificante, divina del Vangelo nelle vene di quella che è oggi la comunità umana».

La questione è centrale: con quali modalità è stata immessa questa «energia perenne»? La risposta alla domanda dipende dall’ermeneutica dell’assise ecumenica, apertasi nel 1962 e chiusasi nel 1965 durante il pontificato di Papa Paolo VI.

Già il fatto di ricorrere all’interpretazione certifica la non chiarezza dei documenti approvati. Ora, è indubbio che il Vaticano II si auto qualificò come «pastorale», cioè privo di un carattere dottrinale definitorio. Come ben spiega Arnaldo Xavier Vidigal Da Silveira, l’assenza di una dimensione definitoria non viene meno per la determinazione «dogmatica» che il Concilio Ecumenico Vaticano II attribuisce a due sue Costituzioni, ossia la «Lumen Gentium» e la «Dei Verbum». La loro dogmaticità risiede, infatti, nella riproposizione come verità di fede di dogmi definiti nei precedenti Concili della Chiesa Cattolica. Tuttavia, la pastoralità del Vaticano II non toglie che esso abbia un suo specifico insegnamento.

Come ha ben sottolineato il prof. Brunero Gherardini (1925-2017), giá docente emerito di Ecclesiologia presso la Pontificia Università Lateranense, le dottrine del Concilio «non riconducibili a precedenti definizioni non sono né infallibili, né irreformabili e, dunque, nemmeno vincolanti. Chi le negasse (e non solo criticasse) non per questo sarebbe formalmente eretico» e, a maggior ragione, scismatico, tranne in relazione a quei punti in cui si ripropongono come verità di fede dogmi definiti in altri Concili. In tutte le altre situazioni, mancando una «voluntas definiendi» le dottrine espresse non potranno in alcun modo essere ritenute dogmatiche.

Del resto, lo stesso Papa Paolo VI, pontefice dal 1963 al 1978, nel discorso del 07 dicembre 1965, il giorno antecedente la chiusura ufficiale dell’assise ecumenica, dichiarò che «il Magistero della Chiesa non ha voluto pronunciarsi con sentenze dogmatiche straordinarie».

Anche la scuola bolognese (Alberigo), che insiste sul Concilio-evento-nuova Pentecoste, ha rilevato che la novità più significativa non è data dalle formulazioni dei testi del Vaticano II, ma dal fatto di essere stato convocato e celebrato (Cfr., sul punto, G. ALBERIGO, Transizione epocale. Studi sul Concilio Vaticano II, Bologna, il Mulino, 2009, p. 848).

A tutto questo si potrebbe obiettare che, costituendo i testi del Concilio, approvati dal Papa Paolo VI, espressione del Magistero dottrinale della Chiesa di Roma (ma non dogmatico per le ragioni di cui sopra e che deve tener conto della natura degli atti: ad esempio, una Costituzione non è una Dichiarazione), si deve ad essi, prevede il canone 752 del Codex iuris canonici del 1983, «non quidem fidei assensus», bensì un «religiosum…intellectus et voluntatis obsequium».

Il «doveroso ossequio», però, non implica un’accettazione acritica. A parte il fatto di voler provare il Magistero del Vaticano II con lo stesso Vaticano II, il Codice richiede solo un atteggiamento di venerazione, senza un assenso di fede, nella certezza dell’autenticità dell’insegnamento dei Sacri Pastori per la particolare assistenza dello Spirito Santo.

Tuttavia, su quest’ultimo punto, va precisato come la promessa di Cristo concerne sempre e solo ciò che il Salvatore ha insegnato (Cfr. Gv 16, 13-14). Si tratta, dunque, d’un’assistenza conservativa della Verità rivelata, non d’un’integrazione in essa di verità altre o diverse da quelle rivelate, o presunte come tali.

Prof. Daniele Trabucco Costituzionalista il 25 Giugno 2024

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