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Gabriele D’Annunzio e il Vittoriale degli Italiani di Betty Scapolan

Oggi D’Annunzio potrebbe essere paragonato ad un vip, oppure ad un influencer, perché seppe condizionare ed indirizzare con la sua oratoria le masse.

“La nostra vita è un’opera magica, che sfugge al riflesso della ragione e tanto più è ricca quanto più se ne allontana, attuata per occulto e spesso contro l’ordine delle leggi apparenti”.

Cit.ne di Gabriele D’Annunzio

Interpretare la filosofia, i comportamenti ed i pensieri, di certi illustri intellettuali del passato non sempre è facile.

Nel firmamento stellato della letteratura italiana, non poteva certo mancare un artista come Gabriele Rapagnetta D’Annunzio: poeta, scrittore, drammaturgo, giornalista, militare e politico.

Un personaggio egocentrico, sicuro di sé, si considerava un esteta della bellezza, un vero narcisista, ma allo stesso tempo, come tutti i poeti del decadentismo, nutriva mancanza di fiducia nella ragione e nella scienza. 

I suoi capolavori letterari e poetici incarnavano una bellezza che nasceva dall’anima, dalla natura e da una consapevolezza interiore.

Valorizzava la sua esistenza in maniera impeccabile; si considerava infatti un superuomo e si auto eleggeva col sostantivo invidiabile, di persona unica ed “inimitabile”.

Amava attorniarsi di belle donne, meglio se ricche, sposate e/o di nobili origini, sperperava i capitali accumulando oggetti nei suoi lunghi viaggi, partecipava attivamente a battaglie ed altri eventi che caratterizzarono anche la storia dello stivale italiano.

Lo chiamavano il Vate e lui ne era fiero.

Non era affascinante, ma piaceva e le sue doti artistiche rappresentavano la sua sublime leggerezza dell’essere. 

Era basso di statura, un po’ “tracagnotto” come aspetto fisico, amava il rischio e stimava chi osava superare il limite con azioni rocambolesche. 

Proprio come il volo a tappe effettuato nel 1925, dal pilota Francesco De Pinedo, il quale percorse 55.000Km. con un idrovolante partito da Sesto Calende, per giungere a Melbourne ed a Tokio. 

L’elica con l’effige a ricordo dell’impresa, si trova ancora appesa nel soffitto della stanza dell’Oratorio Dalmata, la sala considerata per gli amici ed ospiti desiderati, all’interno della casa-museo Prioria.

Ad oltre 80anni dalla sua morte, l’eroe di Fiume occupa ancora un posto di riguardo negli interessi storici e viene ricordato sia, dalla estrema destra nostalgica, sia dalla estrema sinistra dedita alla massoneria.

Frasi simboliche, campeggiano un po’ ovunque all’interno del Parco, un esempio è quel: Memento Audere Semper (Ricorda di osare sempre) che si trova a ridosso dell’ingresso al MAS 96, il motoscafo anti sommergibile, utilizzato da D’Annunzio durante la Beffa del Buccari.

Giungendo al Vittoriale degli Italiani, a Riviera Gardone, l’ultima residenza del poeta dove sono conservate le sue spoglie mortali, mi rendo conto della maestosità del luogo, così suggestivo, pittoresco, immerso nel verde. 

Mi trasmette una sensazione di pace, di tranquillità, di spiritualità, di sacralità, nonostante gli innumerevoli turisti. 

Avrà provato anche il poeta queste mie considerazioni, quando vi giunse la prima volta per riposarsi dalle delusioni accumulate dopo Fiume?

Un uomo di successo, si era sposato con una nobildonna da cui aveva avuto 3 figli, ma poi aveva conosciuto la sua musa e, come capita spesso, se ne era innamorato. 

La poesia, la meditazione, la creatività, l’immaginazione, sgorgavano imperiture dal suo amore per Eleonora Duse, tanto che, anche dopo essersi lasciati, conservò un suo personale calco in gesso che ritraeva un busto sempre coperto, e lo  posizionò nella sala Officina, al fine di ottenerne l’ispirazione ma non la distrazione.

Nei suoi lunghi viaggi aveva acquistato dipinti, vasi ed anfore orientali, tessuti che ridefinivano le pareti di casa, tappeti, libri da riempire l’intera dimora e che si sommavano a quelli del precedente proprietario, il critico d’arte tedesco Henry Thode.

Il primo impatto con la casa. oggi un museo, si apre su un angusto, buio e stretto corridoio, che nonostante la scarsissima illuminazione, determina la prima fase di un percorso iniziatico fra simbologie esoteriche e nel contempo, offre un aspetto significativo della completa esistenza del poeta. 

Il cancello dorato con i sette scalini in marmo rosa, evidenziano vizi e virtù, gli stalli di un coro del ‘600 alle pareti con una pastorale ed una acquasantiera, la colonnina francescana in pietra di Assisi, simbolo dichiarato di austerità e di povertà, si contendono alle estremità due porte differenti, raffiguranti S. Chiara e S. Francesco d’Assisi, le quali conducono a due ingressi diversi: a dx le visite ufficiali e sgradevoli, a sx gli amici e conoscenti graditi.

L’atmosfera che regna nella casa è particolarmente mistica, arcana, misteriosa, trascendentale, non solo per le luci soffuse, per il mobilio scuro e triste, ma anche per le vetrate dipinte, le finestre sorrette da pesanti tendaggi, le pareti tappezzate di scuri drappeggi di stoffe e velluti, e poi, dipinti, fotografie, simboli massonici e gnostici, quali l’Uroboro, le sette stelle dell’Orsa Maggiore, la squadra ed il compasso, il lungo corridoio del labirinto, la piramide, il mappamondo, ed ancora tappeti ornamentali, sculture, statue e calchi in gesso ovunque. 

Si stima che la dimora conservi almeno 10.000 oggetti fra porcellane, profumi, argenteria, vasellame, mentre i libri, presenti in tutto il Vittoriale, siano circa 33.000. 

Come tutti gli esteta, l’idea di invecchiare lo demoralizzava.

Così, con l’approssimarsi della vecchiaia, si era rinchiuso sempre più nella sua solitudine, preferendo avvizzire all’interno della sua amata casa-oscura, la Prioria.

L’occhio di Horus, presente nella spiritualità deista massonica, quale simbolo di rinascita, fa da sfondo alla nuova camera, nel Schifamondo, (oggi Museo dell’eroe), che non riuscì mai a vedere D’Annunzio, in quanto la morte giunse improvvisa il 1 marzo 1938 per emorragia cerebrale. 

Accadde nella Zambracca, una piccola anticamera dove sbrigava le ultime faccende della sera, prima di ritirarsi a dormire e dove furono rinvenute anche molteplici bottigliette di essenze, medicinali e di cocaina.

Il Mausoleo, dove riposa, sorge nel gradino più alto del complesso ed offre una veduta panoramica mozzafiato.

Perché D’Annunzio continua ad essere osannato?

L’unica sala illuminata della Prioria, è quella da pranzo per gli ospiti, la Cheli, che prende il nome da una possente tartaruga posta al centro della tavola.

L’animale fu regalato a D’Annunzio, dalla marchesa Luisa Casati Stampa e visse nel giardino del Vittoriale, fino al giorno che ingurgitò troppe tuberose e morì per indigestione.

Il carapace posto a centro tavola, serviva proprio da monito per i commensali: mangiare il giusto, non con bramosia ed ingordigia.

Ogni sala è stata pensata per soddisfare le esigenze di un artista esigente, ma anche un depresso cronico. 

In quella della Musica, si rilassava ascoltando l’ultima amante, Luisa Baccara, mentre suonava ripetute sinfonie, spesso malinconiche. 

La più suggestiva e tenebrosa, è  la Sala del Lebbroso, dove è stato deposto il suo cadavere, la notte del 1 marzo del 1938, sopra il letto delle due età. 

La stanza del Mascheraio invece, viene ricordata per l’onta subita da Mussolini, costretto ad aspettare D’Annunzio, nella sala degli ospiti sgraditi, per almeno due ore, nel maggio del 1925. “Al visitatore/Teco porti lo specchio di Narciso? /Questo è piombato vetro, o mascheraio./  Aggiusta la tua maschera al tuo viso/ ma pensa che sei vetro contro acciaio.”  Il breve frasario si trova esposto sopra il camino.

Sotto all’anfiteatro in stile romano, è stato aperto il Museo Segreto del poeta, dove si possono ammirare non solo i suoi capi d’abbigliamento: abiti, cappelli, scarpe, essenze o quelli delle sue amanti, ma anche i suoi scritti inediti. 

In una parete meno esposta, mi attrae una gigantografia in bianco e nero che riporta un messaggio nitido: “Tutto qui mostra le impronte del mio stile” , mentre ai lati due strutture piramidali con una luce riflettente sono emblematiche.

Un piccolo cartello espone la dicitura: Opera di Roberto Massussi, il più piccolo ed unico ritratto al mondo di G.D.A. dipinto a mano nella punta di uno spillo, del diametro di circa 1millimetro.

Il Vittoriale degli Italiani è un’opera di severa maestosità, non racchiude solo i tesori acquistati e conservati dal Vate, ma anche le molteplici interpretazioni della sua leggendaria esistenza, straordinaria, ineguagliabile e patriottica.

Oggi D’Annunzio potrebbe essere paragonato ad un vip, oppure ad un influencer, perché seppe condizionare ed indirizzare con la sua oratoria le masse.

Fu testimonial pubblicitario sia dell’Amaretto di Saronno, sia dell’Amaro Montenegro, benché non fosse un bevitore.

Sorvolò Vienna con un aereo spargendo volantini tricolori, per invitare i viennesi ad insorgere, perché amava rischiare.

Per vendere più copie del suo libro: “Primo vere”, fece credere di essere morto dopo una caduta da cavallo. Un gesto eclatante, come quello esposto nella sala del Monco.

Promosse una sua linea personale di fragranze profumate, l’Acqua Nunzia, un miscela nata da una visione scenografica, fra archeologia e saturazione mitologica.

Una personalità predominante, come la sua, determina un passaggio paradigmatico e rappresentativo tale, da rimanere a dispetto del tempo, presente nell’interesse generazionale della Società contemporanea.

Gabriele D’Annunzio ha lasciato un’impronta indelebile, INIMITABILE!…

“La mia arte trasfigura il mio spirito!”…

Betty Scapolan il 17 Luglio 2024

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