HomeSportOlimpiadiCaso Carini-Khelif: “Un Necrologio Olimpico dello Sport” di Andrea Cometti

Caso Carini-Khelif: “Un Necrologio Olimpico dello Sport” di Andrea Cometti

La farsa Olimpica e il carrozzone dorato di Macron, stravolti tutti gli elementi etici motivazionali di questa storica competizione. Con il caso Carini-Khelif si è superato ogni limite: “Ma è ancora sport questo”?

Il caso di questi giorni della nostra boxer Angela Carini – come sembra – costretta ad un combattimento impari contro un “uomo”: tale Imane Khalif, pugile algerino bloccato per ben due volte dalla Federazione Internazionale della Boxe essendo stato riconosciuto “Maschio” dopo gli esami dei cromosomi è solo la punta dell’Iceberg di quel “Carrozzone dorato” messo su da Emmanuel Macron per auto celebrarsi e sdoganare l’impossibile agli occhi del mondo in merito all’ideologia Gender.

Se il Cio (Comitato Olimpico) di Parigi ha preso questa decisione, in contro tendenza rispetto le varie federazioni, cioè sostanzialmente di aprire a 360° ai Trans-gender, tutti i vertici politici e sportivi si devono prendere carico di questa scelta epocale: è chiaro che per ragioni economiche il Khelif di turno preferirà – con evidente codardia – gareggiare contro delle donne e giammai contro i suoi ben più “potenti” colleghi maschi, ma sia come sia il tutto si gioca su un equivoco di base, cioè sulla presunta parità fisica uomo-donna.

Nel tranello manipolatorio di queste agguerrite lobbies le prime a caderci sono proprio le donne stesse, che spesso non colgono l’essenza del tema che le riguarda in prima persona: nessuna solidarietà tra atlete, regna una rassegnazione pilotata dall’alto in cui le nostre leader politiche sembrano giocare a rimpiattino: con la solita morale che il banco vince sempre e via libera per tutti i Trans a frequentare beati loro . . . i mitici bagni delle femmine.

Nell’atletica leggera il problema, che sembrava fosse risolto dopo i casi di varie Trans africane che negli scorsi anni si erano intrufolate tra le donne carpendo record ed allori, con il messaggio parigino del caso Carini-Khelif potrebbe riaprire la vexata quaestio e il rischio di tornare indietro è più che concreto.

Incredibili fino a poche anni fa, queste nuove forme di doping sessuale, sono la cartina di tornasole di un mondo impazzito: avanti pure con le nuove staffette miste e tanto altro ma superare la volontà di Dio: “che uomo e donna li creò”, sembra essere l’utopico disegno di questa cricca di dementi, che hanno in mano i nostri amati passatempi sportivi e stanno facendo di tutto per distruggerli.

Se il calcio, tra Var e valangate di denari è ormai obbiettivamente irriconoscibile, questi geni illuminati del 3° millennio ormai considerano il merito sportivo “relativo” e la prestazione cronometrica un limite da abbattere con tutti i suoi storici record: se il nostro Tamberi salta 2,39 cm. e la fresca primatista mondiale femminile ucraina solo 2 metri e 10 centimetri, questa evidente differenza sembra oggi paradossalmente diventata una solenne ingiustizia!

Insomma il caso Carini-Khelif è il “Necrologio” di queste Olimpiadi Parigine tutto Panem et circenses, specchio di una società letteralmente impazzita, dove si arriva a far nuotare gli atleti nella fogna della Senna. Esclusi gli atleti Russi in barba ai principi decubertiniani delle Olimpiadi, qualcuno ci spiegherà poi cosa ci fanno tanti esuberanti atlete e aitanti giovanotti a Parigi, invece di combattere nei campi di battaglia delle loro rispettive nazioni?

Sembra proprio di essere sul solito noiosissimo e manipolato reality televisivo, su un Grande Fratello Sportivo, tanto virtuale quanto post-umano in cui la maggioranza degli attori – salvo poche eccezioni – recita un copione prestabilito, uniti solo dal dio denaro, tanta retorica di regime e null’altro.

Andrea Cometti il 02 Agosto 2024

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