Omelia dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò nell’Assunzione al cielo della Beata Vergine Maria
profer lumen cæcis
Omelia nell’Assunzione di Maria Santissima
Il grande Pontefice Pio XII proclamò il dogma dell’Assunzione al cielo di Maria Santissima il 1° Novembre 1950 con la Bolla Munificentissimus Deus:
«Dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria Vergine la Sua speciale benevolenza a onore del Suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della Sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che l’Immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo.»
Queste parole solenni costituiscono l’ultimo dogma definito dalla Santa Chiesa, prima della dolorosa eclissi che da ormai più di sessant’anni oscura la Sposa dell’Agnello. La fine di quel glorioso Pontificato segnò l’inizio di un Calvario che oggi si avvia al proprio epilogo. La passio Ecclesiæ, la passione del Corpo Mistico sul modello della Passione e Morte del suo Capo divino, è un mistero che credevamo riguardasse le singole membra della Chiesa – secondo le parole dell’Apostolo, completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo per il suo corpo, che è la Chiesa (Col 1, 24) – ma che gli eventi cui assistiamo ci mostrano nella sua dimensione sociale ed ecclesiale. È l’intero Corpo Mistico che deve soffrire, morire e risorgere, per poter trionfare assieme al Re immortale dei secoli.
La Vergine Maria è misticamente associata alla Passione del Suo divin Figlio: nuova Eva, ha sofferto e patito i dolori di Cristo, nuovo Adamo, meritando il titolo di Corredentrice. La Sua gloriosa Assunzione al cielo in anima e corpo è per noi motivo di gioia e di consolazione, non solo per questo privilegio che il Signore ha voluto riservare – tra gli altri privilegi – alla propria Madre; ma anche perché Ella, Madre e Regina della Chiesa, è figura di quella Gerusalemme celeste, beata pacis visio, che è la Chiesa stessa. In Lei noi vediamo compiuta la volontà di Dio, nell’umiltà e nell’obbedienza che Gesù Cristo testimoniò all’eterno Padre, e che la Chiesa fa proprie nella professione dell’unica Fede e nel vincolo della Carità.
La Vergine Assunta meritò di non conoscere la corruzione del corpo, come non la conobbe Nostro Signore. La tradizione orientale sin dai primi secoli ci mostra un’ininterrotta fede in questa verità: le raffigurazioni della dormitio Virginis ci presentano la Madonna sul letto di morte, circondata dagli Apostoli, mentre la Sua anima – un’anima giovane come di una bambina – è accolta nel grembo della Santissima Trinità.
Ma se la Vergine Maria è figura della Chiesa; se ne è Madre al punto da averci partorito alla Grazia nei dolori che Ella soffrì misticamente assieme alla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo; se ne è Signora e Regina per grazia, per averci riscattati in virtù dei meriti della Corredenzione, possiamo sperare che la Chiesa stessa si vedrà in qualche modo assunta al cielo, come nella visione di San Giovanni: Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo (Ap 21, 2). E chi è costei, pronta come una sposa adorna per il suo Sposo, se non la Mater Ecclesiæ, la Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre nostra? È Lei, nella potenza della Sua santissima umiltà e intemerata purezza, che riassume in Sé la visione dell’Apostolo prediletto. È Lei, che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati (Ct 6, 10). È Lei la dimora di Dio con gli uomini (Ap 21, 3): la sposa dell’Agnello (Ap 21, 9), il cui splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino (ibid., 11); essa non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello (ibid., 23).
Anche la Santa Chiesa è, come la sua Regina, città santa che raccoglie da ogni parte del mondo e da ogni epoca i suoi figli: Non entrerà in essa nulla d’impuro, né chi commette abominio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello (ibid., 27). Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio. Ma per i vili e gl’increduli, gli abietti e gli omicidi, gl’immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte (ibid., 7-8).
La visione di Patmos ci mostra la Chiesa trionfante, che in questo è simile alla Vergine Maria. Ma su questa terra la Chiesa – che è militante come la vincitrice di tutte le eresie – non conosce ancora la gloria eterna e deve affrontare le terribili prove che la attendono non solo durante il suo peregrinare attraverso i secoli, ma anche e soprattutto negli ultimi tempi, quando la persecuzione dell’Anticristo infierirà su di essa nell’illusione di vincerla. E mentre la Chiesa appare schernita, umiliata e colpita a morte – come fu schernito, torturato e ucciso il Salvatore – i suoi Ministri fuggono, si nascondono, negano di conoscere il Galileo. Sola, insieme a San Giovanni, la Vergine Addolorata rimane ai piedi della Croce, a compiere nella propria purissima carne ciò che manca ai patimenti di Cristo. E in questa testimonianza silenziosa, in cui il dolore dell’anima supera incomparabilmente le sofferenze fisiche, Maria Santissima è di esempio a quanti, in questi tremendi frangenti di crisi e di apostasia, restano ai piedi della croce da cui pende, moribonda, la Santa Chiesa. Anch’essi – e noi con loro – soffriamo nel vedere crocifisso il Corpo Mistico, sulle orme del suo Capo. E tutti noi dobbiamo avere nella Madre di Dio la nostra guida, il nostro modello, la stella che ci indica la via dolorosa della Croce come unica strada verso la gloria della visione beatifica.
Non stupiamoci se i nemici di Cristo cercano di oscurare anche la Vergine Maria: essi la temono più del Signore, perché sanno che è a Lei, e a nessun’altra creatura, che la Provvidenza ha affidato la Chiesa e ogni battezzato – Auxilium Christianorum – e che sarà Lei a distruggere la Sinagoga di Satana.
Preghiamo, cari fratelli, che questa passio Ecclesiæ apra gli occhi ai tiepidi ancora intorpiditi nel loro sonno spirituale. Chiediamo alla Vergine Assunta di ridare la vista ai ciechi – profer lumen cæcis, cantiamo nell’antico inno Ave, Maris stella – perché vedano e comprendano che l’unica vera Chiesa di Cristo non può avere pace con il mondo, perché non gli appartiene e anzi le è nemico. Perché vedano e comprendano che i vili e gl’increduli, gli abietti e gli omicidi, gl’immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e tutti i mentitori (Ap 21, 7) non possono aver parte al banchetto dell’Agnello, se non convertendosi, pentendosi e riparando al male commesso. E se l’inganno del Nemico ha forgiato una contraffazione di quest’unica Arca di salvezza, la nostra risposta non può essere la fuga o il nascondimento, ma il rimanere vicini al Signore agonizzante e alla Sua Santissima Madre, come San Giovanni.
Attendiamo con fiducia il giorno benedetto in cui il Signore tornerà nella gloria per ricapitolare in Sé tutte le cose, per restaurare definitivamente la Sua universale Signoria. Egli ripeterà alla Chiesa le parole che ha rivolto a Maria Santissima: Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro (Ct 2, 13-14).
Sarà allora che vedremo la Vergine Immacolata, la Donna rivestita di sole e con la luna sotto i Suoi piedi, coronata di dodici stelle (Ap 12, 1) scendere dal cielo come la Gerusalemme celeste, a conculcare con il Suo calcagno virginale la testa dell’antico Serpente (Gen 3, 15). La Sua umiltà vincerà l’orgoglio ribelle di Satana; la Sua purezza schiaccerà lo spirito impuro; la Sua fedeltà vincerà sul tradimento e sull’apostasia. E così sia.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
15 Agosto MMXXIV a. D.ñi
In Assumptione B.M.V.
VERSIONE IN LINGUA INGLESE:
Profer lumen cæcis
Homily for the Assumption of Mary Most Holy
The Great Pontiff Pius XII proclaimed the dogma of the Assumption into heaven of Mary Most Holy on November 1, 1950, with the Bull Munificentissimus Deus:
«After we have poured forth prayers of supplication again and again to God, and have invoked the light of the Spirit of Truth, for the glory of Almighty God who has lavished his special affection upon the Virgin Mary, for the honor of her Son, the immortal King of the Ages and the Victor over sin and death, for the increase of the glory of that same august Mother, and for the joy and exultation of the entire Church; by the authority of our Lord Jesus Christ, of the Blessed Apostles Peter and Paul, and by our own authority, we pronounce, declare, and define it to be a divinely revealed dogma: that the Immaculate Mother of God, the ever Virgin Mary, having completed the course of her earthly life, was assumed body and soul into heavenly glory. »
These solemn words constitute the last dogma defined by the Holy Church, before the painful eclipse that has now obscured the Bride of the Lamb for more than sixty years. The end of that glorious Pontificate marked the beginning of a Calvary that today is approaching its conclusion. The passio Ecclesiæ, the passion of the Mystical Body, modeled on the Passion and Death of its Divine Head, is a mystery that we have always believed concerned the individual members of the Church – according to the words of the Apostle, in my turn I complete in my flesh what is still lacking in the afflictions of Christ for his body, which is the Church (Col 1:24) – but that the events we are now witnessing show us in its social and ecclesial dimension. It is the entire Mystical Body that must suffer, die, and rise again, in order to triumph together with the immortal King of the ages.
The Virgin Mary is mystically associated with the Passion of Her Divine Son: as the New Eve, she suffered and endured the pains of Christ, the New Adam, deserving the title of Co-Redemptrix. Her glorious Assumption into heaven in body and soul is for us a reason for joy and consolation, not only for this privilege that the Lord wanted to reserve – among other privileges – for his own Mother; but also because She, Mother and Queen of the Church, is a figure of that heavenly Jerusalem, beata pacis visio, which is the Church itself. In Her we see the will of God accomplished, in the humility and obedience by which Jesus Christ bore witness to the Eternal Father, and that the Church makes her own in the profession of the One Faith and in the bond of Charity.
The Virgin of the Assumption merited not to know the corruption of the body, just as Our Lord did not know it. The Eastern Tradition, since the first centuries, shows us an uninterrupted faith in this truth: the depictions of the dormitio Virginis show us the Blessed Mother on her deathbed, surrounded by the Apostles, while Her soul – a young soul like that of a child – is welcomed into the bosom of the Holy Trinity.
But if the Virgin Mary is a figure of the Church; if She is its Mother to the point of having given birth to us into Grace by the pains that She mystically suffered together with the Passion of Our Lord Jesus Christ; if She is her Mistress and Queen by grace, for having redeemed us by virtue of the merits of the Co-Redemption, we can hope that the Church herself will see herself in some way assumed into heaven, as in the vision of Saint John: I saw the holy city, the new Jerusalem, coming down out of heaven from God, prepared as a bride adorned for her husband (Rev 21:2). And who is she, prepared as a bride adorned for her husband, if not the Mater Ecclesiae, the Immaculate Virgin, Mother of God and our Mother? It is She, in the power of Her most holy humility and immaculate purity, who sums up in Herself the vision of the beloved Apostle. She is the one who rises like the dawn, beautiful as the moon, bright as the sun, terrible as an army in battle array (Song of Songs 6:10). She is the dwelling place of God among men (Rev 21:3): the bride of the Lamb (Rev 21:9), whose splendor is like that of a very precious gem, like a crystalline jasper stone (Rev 21:11); she has no need of the light of the sun, nor of the light of the moon, because the glory of God illuminates her and her lamp is the Lamb (Rev 21:23).
The Holy Church, like her Queen, is a holy city that gathers its children from every part of the world and from every age: There will in no way enter into her anything impure, nor anyone who practices abomination or falsehood, but only those who are written in the Lamb’s book of life (Rev 21:27). Whoever is victorious will inherit these goods; I will be his God and he will be my son. But the cowards and the unbelievers, the vile and murderers, the immoral, sorcerers, idolaters, and all liars will have their part in the lake that burns with fire and brimstone. This is the second death (Rev 21:7-8).
The vision of Patmos shows us the Church triumphant, which in this is similar to the Virgin Mary. But on this earth the Church – which is militant as the conqueror of all heresies – does not yet know eternal glory and must face the terrible trials that await her not only during her pilgrimage through the centuries, but also and above all in the end times, when the persecution of the Antichrist will rage against her in the illusion of conquering her. And while the Church appears mocked, humiliated and struck to death – just as the Savior was mocked, tortured, and killed – her Ministers flee, hide, and deny knowing the Galilean. Alone, together with Saint John, the Sorrowful Virgin remains at the foot of the Cross, to complete in her own most pure flesh what is lacking in the sufferings of Christ. And in this silent testimony, in which the pain of the soul incomparably surpasses physical suffering, Mary Most Holy is an example to those who, in these terrible moments of crisis and apostasy, remain at the foot of the cross from which the Holy Church hangs, dying. They too – and we with them – suffer in seeing the Mystical Body crucified, following in the footsteps of its Head. And we must all take as our guide the Mother of God, our model, the star that shows us the painful way of the Cross as the only path to the glory of the beatific vision.
Let us not be surprised if the enemies of Christ also seek to obscure the Virgin Mary: they fear her more than the Lord, because they know that it is to Her, and to no other creature, that Providence has entrusted the Church and every baptized person – Auxilium Christianorum – and that it will be She who will destroy the Synagogue of Satan.
Let us pray, dear brothers, that this passio Ecclesiæ may open the eyes of the lukewarm who are still sluggish in their spiritual drowsiness. Let us ask the Virgin of the Assumption to restore sight to the blind – profer lumen cæcis, we sing in the ancient hymn Ave Maris Stella – so that they may see and understand that the one true Church of Christ cannot have peace with the world, because it does not belong to her and is indeed her enemy. So that they may see and understand that the cowards and the unbelievers, the vile and the murderers, the immoral, the sorcerers, the idolaters, and all liars (Rev 21:7) cannot take part in the banquet of the Lamb unless they convert, repent, and repair the evil they have committed. And if the deception of the Enemy has forged a counterfeit of this unique Ark of salvation, our response cannot be to flee or hide, but rather to remain close to the dying Lord and to His Most Holy Mother, like Saint John.
We confidently await the blessed day when the Lord will return in glory to recapitulate all things in Himself, to definitively restore His Universal Lordship. He will repeat to the Church the words He addressed to the Most Holy Mary: Arise, my Beloved, my Beautiful One, and come away! O my dove, who art in the clefts of the rock, in the secret places of the ravine, show me your face, let me hear your voice, for your voice is sweet, your face is lovely (Song of Songs 2:13-14).
It will be then that we will see the Immaculate Virgin, the Woman clothed with the sun and with the moon under Her feet, crowned with twelve stars (Rev 12:1) descend from heaven like the heavenly Jerusalem, to trample with Her virginal heel the head of the ancient Serpent (Gen 3:15). Her humility will conquer the rebellious pride of Satan; Her purity will crush the impure spirit; Her faithfulness will conquer betrayal and apostasy. And so may it be.
+ Carlo Maria Viganò, Archbishop
15 August MMXXIV a. D.ñi
In Assumptione B.M.V.
VERIONE IN LINGUA SPAGNOLA:
profer lumen cæcis
Homilía en la Asunción de María Santísima
El gran Pontífice Pío XII proclamó el dogma de la Asunción de la Santísima Virgen María al cielo el 1 de noviembre de 1950 con la bula Munificententissimus Deus:
«Después de haber elevado nuevamente ruegos y súplicas a Dios, y habiendo invocado la luz del Espíritu de Verdad, para gloria de Dios Omnipotente, que ha derramado sobre la Virgen María Su especial benevolencia en honor de Su Hijo, Rey inmortal de los siglos y vencedor del pecado y de la muerte, para mayor gloria de Su augusta Madre y para alegría y exultación de toda la Iglesia, por la autoridad de Nuestro Señor Jesucristo, de los Santos Apóstoles Pedro y Pablo, y de Nosotros mismos pronunciamos, declaramos y definimos como dogma revelado por Dios que la Inmaculada Madre de Dios siempre Virgen María, habiendo completado el curso de su vida terrena, fue elevada en cuerpo y alma a la gloria celestial».
Estas solemnes palabras constituyen el último dogma definido por la Santa Iglesia, antes del doloroso eclipse que desde hace más de sesenta años oscurece a la Esposa del Cordero. El final de aquel glorioso pontificado marcó el comienzo de un calvario que hoy se acerca a su epílogo. La passio Ecclesiæ, la pasión del Cuerpo Místico según el modelo de la Pasión y Muerte de su Cabeza divina, es un misterio que creíamos referido a cada uno de los miembros de la Iglesia -según las palabras del Apóstol: a mi vez completo en mi carne lo que aún falta a las aflicciones de Cristo por su cuerpo, que es la Iglesia (Col 1, 24)-, pero que los acontecimientos que presenciamos nos muestran en su dimensión social y eclesial. Es todo el Cuerpo Místico el que debe sufrir, morir y resucitar, para triunfar junto al Rey inmortal de los siglos.
La Virgen María está asociada místicamente a la Pasión de su divino Hijo: nueva Eva, sufrió y soportó los dolores de Cristo, nuevo Adán, mereciendo el título de Corredentora. Su gloriosa Asunción al cielo en cuerpo y alma es motivo de alegría y de consuelo para nosotros, no sólo por este privilegio que el Señor quiso reservar -entre otros privilegios- a su Madre; sino también porque Ella, Madre y Reina de la Iglesia, es figura de esa Jerusalén celestial, beata pacis visio, que es la Iglesia misma. En ella vemos cumplida la voluntad de Dios, en la humildad y obediencia que Jesucristo testificó al Padre eterno, y que la Iglesia hace suya en la profesión de la única Fe y en el vínculo de la Caridad.
La Virgen de la Asunción mereció no conocer la corrupción del cuerpo, como tampoco la conoció Nuestro Señor. Desde los primeros siglos, la tradición oriental nos muestra una fe ininterrumpida en esta verdad: las representaciones de la dormitio Virginis nos presentan a la Virgen en su lecho de muerte, rodeada por los Apóstoles, mientras su alma -un alma joven como la de una niña- es acogida en el seno de la Santísima Trinidad.
Pero si la Virgen María es figura de la Iglesia; si es Madre hasta el punto de habernos dado a luz en la Gracia por los dolores que sufrió místicamente junto a la Pasión de Nuestro Señor Jesucristo; si ella es Señora y Reina por gracia, por habernos redimido en virtud de los méritos de la Corredención, podemos esperar que la misma Iglesia se vea de alguna manera asunta al cielo, como en la visión de San Juan: también vi la ciudad santa, la nueva Jerusalén, descender del cielo, de Dios, dispuesta como una novia ataviada para su marido (Ap 21, 2). ¿Y quién es ella, dispuesta como una novia ataviada para su Esposo, sino la Mater Ecclesiæ, la Virgen Inmaculada, Madre de Dios y Madre nuestra? Es Ella, en el poder de su santísima humildad y pureza impecable, quien resume en Sí misma la visión del Apóstol predilecto. Es Ella quien se levanta como la aurora, hermosa como la luna, luminosa como el sol, terrible como las huestes con sus estandartes desplegados (Cnt 6, 10). Ella es la morada de Dios con los hombres (Ap 21, 3): la esposa del Cordero (Ap 21, 9), cuyo esplendor es semejante al de una gema preciosísima, como la piedra cristalina de jaspe (ibid., 11); no necesita la luz del sol, ni la luz de la luna porque la gloria de Dios la ilumina y su lámpara es el Cordero (ibid., 23).
La Santa Iglesia es también, como su Reina, una ciudad santa que reúne a sus hijos de todas las partes del mundo y de todas las épocas: Nada impuro entrará en ella, ni el que comete abominación o falsedad, sino sólo los que están inscritos en el libro de la vida del Cordero (ibid., 27). El que salga victorioso heredará estos bienes; yo seré su Dios y él será mi hijo. Pero para los viles e incrédulos, los miserables y asesinos, los inmorales, los hechiceros, los idólatras y para todos los mentirosos está reservada la laguna ardiente de fuego y azufre. Esta es la muerte segunda (ibid., 7-8).
La visión de Patmos nos muestra a la Iglesia triunfante, que en esto se asemeja a la Virgen María. Pero en esta tierra la Iglesia -que es militante como la vencedora de todas las herejías- no conoce todavía la gloria eterna y debe afrontar las terribles pruebas que le esperan no sólo durante su peregrinación a través de los siglos, sino también y sobre todo en los últimos tiempos, cuando la persecución del Anticristo se ensañará con ella con la ilusión de vencerla. Y mientras la Iglesia aparece burlada, humillada y golpeada hasta la muerte -como el Salvador fue burlado, torturado y asesinado-, sus Ministros huyen, se esconden, niegan conocer al Galileo. Sola, junto a San Juan, la Virgen de los Dolores permanece al pie de la Cruz, cumpliendo en su propia carne purísima lo que falta a los padecimientos de Cristo. Y en este testimonio silencioso, en el que el dolor del alma supera incomparablemente a los sufrimientos físicos, María Santísima es un ejemplo para todos los que, en estos tremendos momentos de crisis y apostasía, permanecen al pie de la cruz de la que pende agonizante la Santa Iglesia. También ellos -y nosotros con ellos- sufren al ver crucificado el Cuerpo Místico, siguiendo las huellas de su Cabeza. Y todos nosotros debemos tener en la Madre de Dios nuestra guía, nuestro modelo, la estrella que nos señala el doloroso camino de la Cruz como única senda hacia la gloria de la visión beatífica.
No nos sorprendamos si los enemigos de Cristo intentan oscurecer también a la Virgen María: la temen más que al Señor, porque saben que es a ella, y a ninguna otra criatura, a quien la Providencia ha confiado la Iglesia y a todo bautizado –Auxilium Christianorum– y será ella la que destruirá la Sinagoga de Satanás.
Recemos, queridos hermanos y hermanas, para que esta passio Ecclesiæ abra los ojos de los tibios, todavía adormecidos en su sueño espiritual. Pidamos a la Virgen Asunta que devuelva la vista a los ciegos –profer lumen cæcis, cantamos en el antiguo himno Ave, Maris stella-, para que vean y comprendan que la única y verdadera Iglesia de Cristo no puede tener paz con el mundo, porque no le pertenece y, de hecho, es su enemigo. Para que vean y comprendan que los viles e incrédulos, los miserables y asesinos, los inmorales, los hechiceros, los idólatras y todos los mentirosos (Ap 21, 7) no pueden participar en el banquete del Cordero, si no es convirtiéndose, arrepintiéndose y reparando el mal cometido. Y si el engaño del Enemigo ha forjado una falsificación de esta única Arca de salvación, nuestra respuesta no puede ser huir o escondernos, sino permanecer junto al Señor agonizante y a su Santa Madre, como San Juan.
Esperemos con confianza el día bendito en que el Señor volverá en gloria para recapitular en Sí todas las cosas, para restaurar definitivamente su Señorío universal. El repetirá a la Iglesia las palabras que dirigió a María Santísima: ¡Levántate, hermosa amiga mía, y ven! Oh paloma mía, que estás en las hendiduras de la roca, en los escondrijos de los riscos, muéstrame tu rostro, déjame oír tu voz, porque tu voz es suave, tu rostro es agraciado (Cnt 2, 13-14).
Será en ese momento cuando veremos a la Virgen Inmaculada, la Mujer vestida del sol y con la luna bajo sus pies, coronada de doce estrellas (Ap 12, 1) descender del cielo como la Jerusalén celestial, para pisotear con su virginal talón la cabeza de la antigua Serpiente (Gn 3, 15). Su humildad vencerá el orgullo rebelde de Satanás; Su pureza aplastará al espíritu inmundo; Su fidelidad vencerá la traición y la apostasía. Que así sea.
+ Carlo Maria Viganò, Arzobispo
15 Agosto MMXXIV a. D.ñi
In Assumptione B.M.V.
Traducción al español por: José Arturo Quarracino
Ricevuto e pubblicato in redazione il 15 Agosto 2024