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La schiavitù dei contratti a chiamata di Betty Scapolan

“Lavorare per non soccombere!” è il nuovo motto per legittimare una situazione di precariato, ma anche di instabilità economica.

L’Italia è quella nazione dove il caporalato è considerato reato, solo se perpetrato ai danni degli stranieri, quando invece, i primi a farne le spese, sono gli stessi lavoratori italiani.

Sfruttati, raggirati ed impiegati come manodopera a costo zero, con stipendi mensili da fame. 

Sono spesso costretti a turnazioni ed assunzioni contrattuali prive di regolarità riconosciute dai contratti collettivi nazionali.

“Lavorare per non soccombere!” è il nuovo motto per legittimare una situazione di precariato, ma anche di instabilità economica.

Nella società odierna, nessuno si pone mai in esame, in quante altre realtà lavorative, oltre a quelle più controllate dalla Guardia di Finanza (cantieri edili ed aziende agricole), i lavoratori subiscano angherie, prepotenze ed umiliazioni.

Obbligati a doversi sottomettere a condizioni di effettivo disagio, per sopperire ad evidenti difficoltà, non solo economiche e costretti ad essere subissati ed a ingoiare giornalmente bocconi amari, pur di mantenere un lavoro privo di soddisfazione personale.

Consapevoli che gli enti preposti alla salvaguardia ed alla tutela dei lavoratori, (sindacati vari), siano per lo più assenti o latitano, assecondando di fatto, datori di lavoro ed imprenditori che si credono onnipotenti; gli stessi che impartiscono ordini e trattano il personale come lacché, o burattini, manovrati ed indirizzati a piacimento a compiere mansioni degradanti e privi, per la maggiore, sia di formazione, sia degli attestati sulla sicurezza, che sarebbero obbligatori per legge.

Un esempio molto chiaro, sono gli stage offerti ai giovani appena diplomati. 

Perché un dipendente alla prima esperienza, assunto ad 8 ore giornaliere anziché le 20 riconosciute settimanalmente, percepisce una paga mensile che si aggira fra i 300 ed i 600 euro lordi?

Non è forse caporalato o sfruttamento anche questo?

E dei contratti a chiamata, ne vogliamo parlare?

Per agevolazione di comodo, in alcune attività il contratto è a tempo intermittente, ma allo stato pratico, ha le stesse prerogative di quello precedente, (a chiamata).

Queste stipulazioni sono una gabbia per gli assunti ed un guadagno assicurato per i datori di lavoro.

Pur di pagare meno tasse, imbrogliano le carte omettendo i dati reali, le effettive ore contributive, limitando al minimo anche i surplus dovuti, spalleggiati da alcuni commercialisti, asserviti e facilmente corruttibili.

Non a caso, l’Italia è ai primi posti per evasione fiscale, truffe miliardarie, contratti fantasma e fasulli,  bilanci fittizi, fatture false e chi più ne ha, più ne commette.

Tutti reati che in definitiva, restano per lo più impuniti; oppure si prolungano le cause nei tribunali fino a scemare, con un nulla di concreto.

Ed a pagare resta sempre il malcapitato: truffato, raggirato e reso schiavo, perché è questo che vogliono certi soggetti che assumono il personale.

Il caporalato è la nuova formula moderna di schiavitù.

Ricordiamoci però, che chi accetta tali soprusi senza reagire, o è una persona debole e bisognosa di un salario occupazionale, oppure un ignorante che non conosce i propri diritti.

Questi episodi vanno segnalati alle forze dell’ordine oppure all’Ispettorato del Lavoro.

Nessuno può giustificare la pretesa di comandare approfittando del prossimo, né di imporre egemonie di alcun genere…

Betty Scapolan il 16 Agosto 2024

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