HomeGeopoliticaL'Osservatorio: "Redazionali"La prevalenza del cretino di Roberto Pecchioli

La prevalenza del cretino di Roberto Pecchioli

Una risata li seppellirà: come è stato possibile che grazie al progresso il contenibile “stolto” dell’antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è in primo luogo brutalmente numerica?

Nella nostra vita abbiamo sempre cercato di argomentare, di appoggiare le idee a un solido sistema di pensiero, il che costa studio quotidiano e decenni chini sui libri. Diciamo basta: è del tutto inutile dibattere o ribattere  in  un mondo affollato di cretini. Lo dimostrò Carlo Maria Cipolla, l’economista pavese autore de Le leggi fondamentali della stupidità umana. Lo ribadirono con l’ironia dell’intelligenza Fruttero & Lucentini, autori de La prevalenza del cretino. “Poco interessanti catene di cause e effetti spiegano l’esponenziale proliferazione della bêtise. Figlia del progresso, dell’idea di progresso, essa non poteva che espandersi in tutte le direzioni, contagiare tutte le classi, prendere il sopravvento in tutti i rami dell’umana attività. È stato grazie al progresso che il contenibile “stolto” dell’antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società ch’egli si compiace di chiamare “molto complessa” gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumeri poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per “realizzarsi”. Sconfiggerlo è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d’inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni: per lui, il cretino è sempre un altro”.

La citazione – e le riflessioni conseguenti- ci sono tornate in mente dinanzi alle reazioni a una dichiarazione di Marco Bucci, sindaco di Genova, candidato governatore della regione Liguria. Avere figli è un fatto positivo, un servizio alla società, sono state le sue parole, pronunciate nella terra che detiene il triste primato delle culle vuote. Apriti cielo: l’intera galassia progressista lo ha attaccato in nome della libertà, del femminismo (???) e di non sappiamo quanti altri luoghi comuni contemporanei “de sinistra”. La denatalità impoverisce, destruttura la società, determina la fine della civilizzazione in cui si vive, fa crollare anche il sacro PIL. Sono fatti incontrovertibili, evidenze sin troppo facili da capire. Ma a che vale dimostrare, argomentare, spiegare a chi non vuole vedere né ascoltare?

Esilarante l’ argomento principe delle intemerate progressiste, quello che troncherebbe ogni discussione per manifesta inferiorità dell’avversario: le parole di Bucci provengono dal Medioevo. Allarghiamo le braccia, scuotiamo la testa e smettiamo di rispondere. Daremmo troppa importanza a un battaglione di sciocchi. A che serve ricordare che nel Medioevo fiorirono l’arte gotica e romanica, la pittura di Giotto, il genio di Dante e Tommaso d’Aquino, la grandezza del pensiero, dell’ingegneria e della matematica araba, la santità di Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, la visione politica di Carlo Magno, la geniale intuizione di progresso spirituale e civile di Benedetto da Norcia (prega e lavora), furono inventate la bussola, la scrittura musicale, recuperato il diritto romano e tanto altro? Contra cretinum non valet argumentum, con perdono del latino maccheronico.

Una risata li seppellirà: come è stato possibile che grazie al progresso il contenibile “stolto” dell’antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è in primo luogo brutalmente numerica?

Subito dopo, nuova dimostrazione dell’inutilità di replicare nel merito. A fronte della legge che vieta l’utero in affitto (pardon la virtuosa, gestazione per altri) abbiamo udito commenti come quello di una deputata secondo cui  si tratta di “ una legge contro i bambini”. L’aborto universale no, è a favore dell’infanzia. Nichi Vendola, esponente comunista, omosessuale e genitore legale-  1, 2 o 3, non sappiamo- di un bambino concepito in provetta, portato in grembo da una donna povera pagata alla bisogna, si è espresso con la massima sobrietà nei confronti di chi ha votato la legge: sbirri talebani. Nessun commento per rispetto di noi stessi. Un esponente del Partito Democratico (il mondo al contrario …) ha definito la pratica dell’utero in affitto “una donazione di organo temporanea che ha il vantaggio di essere reversibile, un’azione terapeutica [che] diventa reato universale. “ 

Umorismo involontario o radicata convinzione che sia, troppo imbarazzante replicare. Costoro rappresentano la punta di una società che vuole morire, una civilizzazione sterile per scelta, estenuata, ostile alla vita. Ha ragione Alain De Benoist, per il quale la destra ha orrore del pensiero, ma la sinistra odia la realtà. Il risultato è il nichilismo di massa per abolizione della riflessione e della realtà. I valori, i comportamenti, le credenze dominanti accolte con fervore da masse non pensanti sono profondamente negative, i prodotti di una decomposizione sociale unita a un’ eclissi del pensiero troppo avanzata per poter essere arrestata o almeno denunciata con successo.

Un esempio è l’assurda convinzione che un uomo si possa trasformare in una donna e viceversa con un atto di volontà sovrana. La genetica dice che l’uomo ha cromosomi xy  e la donna xx. Il contrario è affermare il falso, un atto intellettuale tipicamente nichilista che viene  imposto come verità sociale, scoperta illuminata. Ogni obiezione è rimossa o criminalizzata affinché venga ignorata  dalla massa. Viene in mente un verso memorabile del poeta Antonio Machado, dedicato alla decadenza della regione che fece grande la Spagna: Castiglia miserabile, ieri dominatrice, avvolta nei suoi stracci, disprezza quanto ignora. Una caratteristica del cretino è appunto l’ignoranza soddisfatta, l’irrisione becera di ciò che non capisce.

Nel caso della denatalità, impossibile far comprendere a una generazione di individualisti, di edonisti indifferenti agli altri e al domani comune che il crollo demografico significa fine della società, povertà, squilibrio, cancellazione del futuro. Manca un codice comune. Chi non la pensa come i nuovi zombi può essere imputato di delitto di odio. Che cosa hanno fatto per me i posteri? fu una battuta fulminante di Groucho Marx ripresa da Woody Allen. Insensato quindi ragionare in termini di futuro. Il cretino contemporaneo non è solo egoista, è anche senz’anima per averla ceduta alla cultura dominante, l’unica che conosce. Nichilismo compiuto.

Viviamo in un mondo in cui davvero i pazzi guidano i ciechi e nella quale la prevalenza del cretino –  spesso dotato di prestigiosi titoli accademici- si associa al nichilismo, prodromo della fine!

Capì tutto due secoli fa Tocqueville. “ Sotto il governo di uno solo, il dispotismo, per arrivare all’anima, colpiva vigorosamente il corpo. E l’anima, sfuggendo ai suoi colpi, si elevava gloriosa al di sopra di esso. Ma nelle repubbliche democratiche la tirannia lascia il corpo e va dritta all’anima. Il padrone non dice più: pensate come me o morirete, bensì siete liberi di non pensare come me. La vostra vita, i vostri beni, conserverete tutto, ma a partire da quel giorno sarete estranei tra noi. Vi lascio la vita, ma quel che vi lascio è peggiore della morte“. Incomprensibile come una lingua sconosciuta. Diventa allora normale, perfino logico deridere l’osservazione di senso comune sul valore di avere figli di Marco Bucci, lo scherno nei confronti di ciò che non si comprende, attribuito in negativo al Medioevo in nome di luoghi comuni cari al cretino nutrito di nozioni superficiali, prigioniero di quegli stessi pregiudizi che attribuisce agli altri.

In una società che corre allegra verso la morte (gaia è l’aggettivo che meglio la definisce) occorre tornare a uno slogan del Sessantotto: una risata li seppellirà. Del resto, finire, esaurirsi, è ciò a cui aspirano. Ridiamo loro in faccia, tanto questa civilizzazione al lumicino non è una cosa seria, per riprendere il titolo di una commedia di Pirandello il cui protagonista è un tale Memmo Speranza ( nomen omen) un mediocre Don Giovanni che vuole sfuggire alla responsabilità. Proprio come il cretino nichilista contemporaneo, che ama la comodità e i diritti, sino a preferire, se proprio gli salta il ticchio di diventare genitore , la gestazione surrogata. Più pratica, senza problemi, con scelta su catalogo online e pagamento con carta di credito. Un mondo in cui davvero i pazzi guidano i ciechi e nella quale la prevalenza del cretino-  spesso dotato di prestigiosi titoli accademici- si associa al nichilismo, prodromo della fine.

Roberto Pecchioli il 20 Ottobre 2024

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