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L’esproprio di Mario & Ursula di Roberto Pecchioli

Il capitalismo globalista è una dittatura di monopoli: per armarci contro il nemico inesistente prima dobbiamo cedere ciò che è nostro, che di fatto già non possiamo rivendicare perché in mano altrui; poi applaudire i Superiori,  Ursula & Mario, i loro complici e la Cupola apparentemente senza volto, che agiscono per il nostro bene. Infine, espropriati, dovremo essere felici di non avere più nulla e di offrire le nostre vite in guerra.

Credo di avere individuato la ragione profonda della grottesca manifestazione del 15 marzo- con pullman gratuiti di pensionati in gita offerti dall’ Opera Nazionale Dopolavoro Coop, Arci, Cgil- dei progressisti, dei responsabili, degli illuminati, a favore dell’Europa dei banchieri, dei burocrati e dei mercanti d’armi. I partecipanti, alla fine, sono tristi orfanelle del buon vecchio comunismo di ieri. Hanno trovato rifugio nel radicalismo liberale, ma sono, nel fondo, insoddisfatti. Poi sono arrivati Putin, Trump , Elon Musk e i cuori si sono riaperti alla speranza. Ora hanno due nemici per rianimare le stanche truppe, persuase che l’Unione Europea sia quanto di più vicino al comunismo esista al mondo. Il piano di riarmo di Ursula, della morente industria tedesca, del galletto francese che fa chicchirichì al fischio dei Rothschild , della cupola finanziaria dei Draghi ne sono la dimostrazione. Siamo a una tappa fondamentale del piano elaborato a Davos: non avrai nulla e sarai felice.

A chi le armi, a chi il denaro ? A noi ! Per entusiasmare il popolo hanno mobilitato Maria Elena Boschi in versione Gea della Garisenda. Al posto del tricolore in cui era avvolta l’interprete di Tripoli bel suol d’amore, l’ abito blu con le stelle della bandiera europoide della fascinosa deputata aretina. L’oligarchia estrattiva ha elaborato il piano perfetto: una cricca di malintenzionati- il nuovo Asse del Male Washington-Mosca- vuole abbattere i nostri superiori valori. Roberto Vecchioni lo ha detto con senile sincerità, nella Piazza dell’ ex Popolo zeppa di coetanei. Combatteranno sino all’ultimo risparmio. Degli europei, non loro, ovvio. Il piano è di una semplicità disarmante ( scusate il bisticcio di parole): servono armi per combattere Cattivik. Per le armi servono soldi. Qui entrano in scena Mario (Draghi) e i suoi fratelli. Ci pensiamo noi, assicurano, pigeremo il pulsante della creazione di moneta delle banche centrali e di quelle d’affari. Naturalmente, abbiamo bisogno di garanzie. Adesso lo chiamiamo collaterale, fa più fine e meno strozzino. Non c’è problema, risponde Ursula dal palazzo di Babele a Bruxelles. Gli europei hanno miliardi di risparmi- forse diecimila- almeno duemila dei quali in mano a quelle formichine degli italiani.

L’esproprio di Mario & Ursula?

Diecimila miliardi sono una discreta sommetta. I banchieri conoscono a uno ad uno i nomi dei detentori, i nostri, e le somme di ciascuno. Poiché i prodotti finanziari ( si dice così) in cui  abbiamo investito sono stati creati da loro e sono quindi cosa loro (espressione che ricorda sinistramente la mafia) hanno già in tasca il collaterale. Ossia i risparmi di ognuno  di noi, il frutto del lavoro di una vita, il tesoretto, spesso modesto, a cui milioni di persone hanno affidato il futuro, il benessere dei figli. Ora è il momento dell’ esproprio ufficiale. Da tempo hanno separato la proprietà – formalmente ancora nostra- dal possesso, ossia dalla concreta padronanza, capacità di uso e godimento dei nostri soldi . In autunno partirà la tirannia legalizzata definitiva, la moneta digitale dematerializzata della banca centrale. Tutto ciò che è di nostra proprietà, ma in loro possesso, non potrà essere ritirato, trasferito, rivendicato. L’ illusionista Giucas Casella ipnotizzava gli spettatori. Ti sveglierai solo quando lo dirò io, era il suo tormentone, la sua beffarda manifestazione di potere. E’ la stessa cosa, ma i banchieri sono immensamente più potenti di lui. Con la moneta digitale, ti darò i tuoi soldi quando lo dirò io, ci grida in faccia il banchiere globale. Solo se lo dirò io, nella misura, nei tempi e per le spese che deciderò io.

Non ci credete? Ne riparleremo al risveglio. Non sarà difficile sottrarci ciò che è nostro solo formalmente. E forse neppure formalmente, poiché da tempo le norme – la legalità frutto degli interessi dominanti-  stabiliscono che non siamo più depositanti delle banche, ma clienti, investitori con tutti i rischi a carico. Il casinò vince sempre. Il bottino è enorme: diecimila miliardi frutto del lavoro, del risparmio, dell’intelligenza, della volontà di futuro della nostra gente. Ma sono lì, fermi, poco fruttiferi; non per loro, giacché a noi lanciano le briciole di interessi risibili.  Perché non espropriarci definitivamente ? L’esca è la guerra al Male, condita con il moralismo progressista costruito in oltre mezzo secolo. Ora è il momento di tirare a riva le reti . I pesci siamo noi, il nostro denaro, i nostri sacrifici. Nel mondo capovolto Robin Hood ruba ai popoli per dare agli oligarchi.

Il capitalismo globalista è una dittatura di monopoli. Non è così grande il divario con il capitalismo di Stato comunista. Mettete Black Rock e le multinazionali al posto di Brezhnev e nella vita quotidiana della gente comune non si noterà la differenza. Per armarci contro il nemico inesistente prima dobbiamo cedere ciò che è nostro, che di fatto già non possiamo rivendicare perché in mano altrui; poi applaudire i Superiori,  Ursula & Mario, i loro complici e la Cupola apparentemente senza volto, che agiscono per il nostro bene. Infine, espropriati, dovremo essere felici di non avere più nulla e di offrire le nostre vite in guerra. Al linguaggio bellico, all’accumulo delle armi, alla demonizzazione dell’Altro, non può seguire che la guerra. Per la riproduzione del dominio di lorsignori , in nome di una patria inesistente– le stelle gialle su fondo blu dell’UE- e contro un nemico inventato, ipostasi del Male.

Ricorda Il  Cavaliere Inesistente di Italo Calvino. La storia, ambientata all’epoca delle crociate , si sviluppa attorno a due personaggi antitetici: Agilulfo, cavaliere dall’armatura vuota, che esiste solo virtualmente, e Gurdulù, che esiste ma è senza coscienza. Agilulfo è un simbolo dell’uomo robotizzato che compie i suoi atti con incoscienza, sino ad accettare lo scudiero Gurdulù perché è un ordine del re.  Il re –il  potere- sa che non ci ribelleremo perché, come Agilulfo, siamo inesistenti, come popoli e soggetti pensanti. Lo ha dimostrato l’ esperimento pandemico, lo conferma il successo- calante, per fortuna- della narrazione bellica. Accetteremo senza reagire di farci sottrarre il nostro risparmio ? Ludwig Feuerbach – materialista di ferro- scrisse che le sommosse non nascono da ideali ma dalla cattiva alimentazione, cioè dalla povertà.  Siamo sicuri che non avere nulla affinché tutto sia dell’oligarchia ci renderà felici? Nel feudalesimo oligarchico siamo servi dalla gleba; senza denaro, senza la scelta di che cosa farne – decidono tutto “color che sanno “- senza poterci muovere oltre il quarto d’ora nella smart city, città furbe per popoli cretinizzati .

Tutto questo piace alla gente che piace della Piazza dei Signori ( ex Piazza del Popolo) perché realizza il comunismo con altri mezzi. Loro non hanno nulla da temere: resteranno  camerieri ben pagati della Cupola. Vuoi mettere la soddisfazione di vedere i risparmi della gente, degli egoisti, dei reazionari, delle donnette di provincia, di chi puzza di fatica e vota Trump , o i populisti,  o i sovranisti, in definitiva i fascisti . I bolscevichi che fanno giustizia, nelle fantasie oniriche di menti ottenebrate, diventano Ursula, regina dei difensori del giardino occidentale e perfino Mario Draghi, ex vile affarista.  Prepariamoci a subire il furto dei nostri risparmi in nome dell’impero del Bene. L’ordine è di essere resilienti , ossia non battere ciglio. La speranza è che l’esproprio con l’alibi delle armi metta sull’avviso,  faccia riflettere, susciti ribellione.

Il capitalismo globalista è una dittatura di monopoli: per armarci contro il nemico inesistente prima dobbiamo cedere ciò che è nostro, che di fatto già non possiamo rivendicare perché in mano altrui; poi applaudire i Superiori,  Ursula & Mario, i loro complici e la Cupola apparentemente senza volto, che agiscono per il nostro bene. Infine, espropriati, dovremo essere felici di non avere più nulla e di offrire le nostre vite in guerra.

Mario & Ursula sono il gatto e la volpe di Pinocchio e di Edoardo Bennato. “Lui è il gatto ed io la volpe, stiamo in società, Di noi ti puoi fidar. Puoi parlarci dei tuoi problemi, dei tuoi guai. I migliori in questo campo siamo noi. È una ditta specializzata, fa’ un contratto e vedrai che non ti pentirai. “ Pinocchio si pentì dopo che i due amiconi lo derubarono. Cercò giustizia denunciando il furto delle sue monete d’oro al giudice-gorilla, ma questi lo mise in prigione. Ci vuole la fiaba del burattino di legno per svelare la verità. Nel reame di Acchiappacitrulli in cui è capitato regna il degrado, conseguenza dell’illusione. Da una parte una massa di individui sciocchi, falliti e poveri, dall’altra alcuni furbi, potenti e ricchi. Tutti i valori sono rovesciati. Nel Campo dei Miracoli Pinocchio semina quattro zecchini d’oro convinto che germoglino e si moltiplichino. Il Gatto e la Volpe li dissotterrano, se ne appropriano e il giudice del mondo alla rovescia  condanna Pinocchio proprio perché è la vittima.

Ad Acchiappacitrulli i dissenzienti fanno la figura dei pedanti e dei noiosi  come il Grillo Parlante di Pinocchio, un antipatico che diceva la verità. Prima di essere espropriati, restano la ribellione e la presa di coscienza. Il  grande esproprio di Ursula & Mario, la gatta e la volpe,  si avvicina. La fame e la guerra ci risveglieranno o si avvererà la revisione di Davos, non avremo nulla e saremo felici ? E’ questione di vita e di morte. Attenti al lupo e anche al pastore, nel paese di Acchiappacitrulli.

Roberto Pecchioli il 17 Marzo 2025

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