Impresa funebre Occidente e il trionfo della morte di stato e dell’eutanasia? Il tempo che viviamo è la vittoria della “todestrieb” di Freud in cui vincono i maestri del risentimento e della trasvalutazione di tutti i valori.
Il tema del trionfo della morte si diffuse nell’arte medievale come rappresentazione della pestilenza che colpì l’Europa alla metà del XIV secolo. Nella letteratura il romanzo Trionfo della morte di Gabriele D’Annunzio echi decadentistici e suggestioni nicciane disegnano una fascinazione per la morte e insieme un attaccamento primigenio alla vita, l’una simboleggiata dai pensieri suicidi del protagonista, l’altra dalle intense esperienze erotiche che lo legano all’amante. Erano gli anni in cui Sigmund Freud elaborava le teorie psicanalitiche, tra cui la tensione tra Eros e Thànatos, amore e morte. La pulsione di morte (todestrieb) che conduce all’aggressività e alla distruzione, contrapposta alla pulsione di vita rappresentata dall’eros.
Il tempo che viviamo è la vittoria della todestrieb, oltreché dell’altra invenzione di Freud, l’Es, l’istinto e l’inconscio predominanti sulla razionalità, che il cattivo maestro chiama Super Io. Vincono i maestri del risentimento e della trasvalutazione di tutti i valori, simboleggiata dal caos di Dioniso che Nietzsche contrapponeva all’ordine e alla legge rappresentati da Apollo. Pulsioni di distruzione, nichilismo di massa preludio all’eutanasia di civiltà in atto. Difficile chiamare diversamente un mondo – il nostro- in cui la morte sembra attrarre coscienze annebbiate, prive di centro, in corsa verso il nulla. La vita è aggredita da ogni lato. Prima della nascita, poiché l’essere nascente nel corpo femminile è considerato unicamente un grumo di cellule di cui liberarsi a piacimento, in nome di un diritto definito universale, dunque indiscutibile, innegabile. Durante, giacché la distruzione dei principi e della cellule vitali della società – famiglia, comunità, educazione, morale- produce nonsenso, con la conseguenza di considerare la vita un peso, un tempo senza significato.
Valgono soltanto, nella civilizzazione individualista, la competizione, la performance, la salute, la bellezza, la ricchezza, il piacere nelle sue accezioni più triviali. Filosofi come Umberto Galimberti proclamano che a sessant’anni di età “ si può tranquillamente lasciare questo mondo”, ossia levarsi di torno come rifiuti da smaltire. Il pensatore lombardo ha 83 anni e la sua produzione intellettuale, da quando ha oltrepassato la soglia fatidica, è diventata fittissima, una bulimia del pensare e dello scrivere che è un inno alla vita. Più comprensibile, nel panorama mortuario, l’opinione di Christine Lagarde, la banchiera centrale, secondo la quale gli umani campano troppo. Chissà se pensa a se stessa, vicina ai settanta. La soppressione della vita è l’ ideologia delle élite. Distruggere i sistemi di protezione sociale, la sanità pubblica, il ritmo naturale della vita è nel loro interesse. Furono le assicurazioni previdenziali e sanitarie a finanziare la campagnia pro eutanasia in Olanda, primo paese a legalizzarla. Fu George Soros, il vecchione senza tempo, a finanziare, venticinque anni fa, il primo organico programma di eutanasia negli Usa, chiamato graziosamente Progetto Morte. Grandi organizzazioni antinataliste come Planned Parenthood ricevettero illimitati finanziamenti delle grandi fondazioni americane per campagne di sterilizzazione e per la causa abortista.
La cultura della morte – e dello scarto- avanza e nell’ultissimo periodo raggiunge uno degli ultimi tabù dell’Homo Occidentalis, la guerra. Privatizzata anch’essa, con l’auge delle moderne compagnie di ventura , imprese che forniscono ai governi combattenti volontari, i nuovi morituri. Fanno la guerra nelle maniere più disumane e immorali, uccidono senza remore, eseguono compiti indicibili e quando muoiono nessuno piange, nessuna bara ricoperta dalla bandiera impressiona l’opinione pubblica. Per il pubblico comune da assuefare alla guerra, già abituato alla banalizzazione della morte, l’Unione Europea mette in scena il grottesco spettacolino del kit bellico di sopravvivenza esibito dalla commissaria UE Hadja Lahbib. Istruttivo, simbolico, a cominciare dalla condizione di nuova europea della signora belga di origine algerina, propaganda vivente della sostituzione etnica, la morte dei nostri popoli.
Per i devoti della religione antifascista, c’è Antonio Scurati, gran sacerdote della setta, che lamenta l’assenza di guerrieri tra le nuove generazioni. Che l’immersione nel fascismo lo abbia inconsapevolmente avvicinato all’odiato nemico? Guerrieri che sfidano la morte- la “bella morte “ di fascistica memoria?- per salvare la BCE, la finanza, Ursula Von der Leyen e l’ obitorio in cui hanno trasformato il continente. Contraddizioni tanto gigantesche da non essere più percepite. Verso la fine della vita individuale, scartata ogni ipotesi trascendente – la premiata impresa funebre Occidente è più che atea, poiché ha deciso di fare a meno di Dio togliendogli la D- l’ opzione è la stessa di Galimberti ( non per sé, pare), togliersi di torno. Con la punturina, il suicidio assistito benevolo, sorridente, in camice bianco, con verbale di conformità e compiute operazioni debitamente firmato che accompagna la morte legalizzata ( il “diritto” a morire !).
In ogni momento dell’esistenza, invitano a preferire la soppressione della vita. Un fastidio, una scomodità, una spesa assistere, accompagnare nel cammino chi è fragile, anziano, vulnerabile. Nessuna malattia è più normale, nella danza macabra del Titanic, della depressione. Senile, giovanile, persino infantile. La soluzione è pronta, la morte. In Olanda l’ eutanasia su persone con problemi psicologici è in sconcertante aumento tra i minori. Per i malati di autismo, il balzo è del sessanta per cento. Un rapporto ufficiale ha rivelato nel 2024 un aumento del dieci per cento del tasso di eutanasia, diecimila persone su una popolazione di quindici milioni. Centinaia di casi riguardano soggetti con sofferenza psicologica. Un sedicenne è stato sottoposto ad eutanasia per autismo. “Gli psichiatri hanno deciso che la sua condizione era incurabile, nonostante non avessero provato tutti i modelli terapeutici disponibili, e hanno pensato che avrebbe potuto tentare nuovamente il suicidio se la sua richiesta di eutanasia non fosse stata approvata”, scrive un rapporto. Ti ammazziamo noi per evitare che lo faccia tu.
Una donna affetta da disturbo ossessivo compulsivo ( l’acronimo che neutralizza la forza dei significati è DOC ) è stata sottoposta ad eutanasia perché un infortunio le impediva di fare le pulizie. La donna era ossessionata dall’igiene. Nel 2013 un’altra poveretta era stata uccisa con un’iniezione letale perché temeva di non far fronte alla cecità diagnosticata come esito di una malattia. Siamo ben oltre la cultura dello scarto. Sempre in Olanda un uomo di mezza età fisicamente sano, in cura per depressione, decise che voleva morire. La notte precedente il trattamento ( chiamiamolo così) organizzò un party d’addio. La morte come festa. Duole immaginare i valori di chi vi ha partecipato . Una ottantenne è stata soppressa contro la volontà dei medici. La sua famiglia aveva chiesto al tribunale di approvare la sua morte. La donna non era in grado, affermavano, di fornire il consenso, e i parenti dichiararono che desiderava morire. Nonostante l’opposizione di chi la curava, il tribunale dispose l’eutanasia. La pena di morte con altri mezzi . Nel 2015 una clinica per eutanasia ( c’è anche questo, nel giardino fiorito d’Occidente) fu sanzionata per aver soppresso una quarantenne affetta da acufene, il ronzio alle orecchie, che le risultava insopportabile. A quando la punturina per la retrocessione della squadra del cuore ?
L’Olanda registra un abnorme aumento delle eutanasie eseguite su pazienti con problemi psicologici soprattutto tra i giovani. Molti psichiatri si oppongono poiché a quell’età- a maggior ragione per i minorenni- non si può stabilire che un giovane con il cervello ancora in via di sviluppo voglia morire, che consideri la vita un peso senza speranza. I numeri sono ancora relativamente bassi, ma i paesi che hanno legalizzato la “dolce” morte dovrebbero guardare con allarme all’aumento dei giovani che scelgono l’eutanasia per depressione. Soprattutto perché dimostra l’insostenibilità di una civiltà che cancella ogni giorno i suoi principi ed in cui sono saltati tutti i riferimenti, tutti gli ancoraggi, civili, spirituali, etici, familiari.
Non può sopravvivere – ed infatti non vuole, devastata dalla todestrieb freudiana- una civilizzazione estenuata la cui soluzione ai problemi è la morte. Hai avuto rapporti sessuali che hanno prodotto la conseguenza più normale, ossia la gravidanza? Tu, giovane donna, sei padrona del tuo corpo e puoi decidere insindacabilmente di sgravarti delle cellule sgradite. Tu, padre involontario, puoi evitare ogni responsabilità. Tu, anziano con problemi di solitudine, con gli acciacchi dell’età, puoi sollevare i figli e le istituzioni dal problema di prendersi cura di te, con grande vantaggio per il bilancio privato o pubblico. La soluzione è semplice, pulita, definitiva, la morte. Se hai disturbi psicologici sei un peso per te stesso e per tutti: meglio l’iniezione. Se sei giovane e hai paura per il futuro del pianeta (la chiamano eco ansia) evita di avere figli: contribuirai alla diminuzione dell’impronta ecologica e, di passaggio, non dovrai accudire, educare , mantenere fastidiosi marmocchi.
Ovunque, il trionfo della morte tra le luci artificiali di una società in cui tutto è possibile se sei giovane, ricco, sano, performante. Se non lo sei, non ti abbattere: la morte di Stato è gratuita. Se il vostro scrivano fosse più giovane, fonderebbe una start up funebre. Una clinica eutanasica, una compagnia di mercenari pronti alla guerra, un’agenzia pubblicitaria specializzata nella propaganda della morte, pardon del fine vita, uno studio medico per sterilizzare uomini, donne, trans e queer. Impresa funebre Occidente, il migliore dei mondi possibili.
Roberto Pecchioli il 30 Marzo 2025