HomeIl Perché RubricheBiografie & PersonalitàDamnatio memoriae: “Chi ha ucciso Mimì?” di Luca Rossi

Damnatio memoriae: “Chi ha ucciso Mimì?” di Luca Rossi

L’Italia ha avuto grandi cantanti, uomini e donne, ma nessuno ha saputo interpretarne l’anima come ha fatto Mia Martini: fino all’ultimo, pagando un prezzo altissimo

Domenica Berté, in arte Mia Martini, è stata una cantante italiana, morta in circostanze misteriose a metà degli anni Novanta. Tutta la falsa celebrazione che ha avuto seguito dopo la sua scomparsa, non è servita ad altro che a creare confusione intorno a questi semplici fatti. Mia Martini voleva infatti essere soltanto una cantante, non migliore delle altre, ma la migliore versione di se stessa che potesse dare a un pubblico. Era sempre un’esibizione diversa, sia che si presentasse sul teatro dell’Ariston per la più importante manifestazione canora del Paese, o durante una trasmissione sportiva per una televisione locale, dava sempre tutta l’anima, come se fosse stata la sua più importante esibizione oppure l’ultima.

Per questa ragione, perché cantando si sforzava di esprimere la verità di se stessa, senza esitazioni e compromessi, senza cercare di essere la migliore, lo è stata indubbiamente, ovviamente per tutti coloro che abbiano non soltanto orecchi per ascoltare e occhi per vedere ma anche un cuore per sentire. Gli italiani l’hanno amata tantissimo. Calabrese e cattolica, prima ragazza timida e innamorata della vita e poi donna vera, ferita dalla vita, ma determinata a lottare perché la ragazza che era stata non venisse tradita, non poteva non conquistare l’anima profonda del popolo italiano, del Sud, del Centro e del Nord. Non sono stati gli italiani a diffondere la maldicenza che portasse sfortuna. Perché avrebbero dovuto privarsi della voce che meglio delle altre cantava e interpretava la loro anima?

A un certo punto della sua carriera, probabilmente stanca dell’assurda situazione in cui si trovava di  essere accusata di portare sfortuna cantando l’anima della sua terra, come se ci fosse sfortuna nella verità e non piuttosto amore e sofferenza,  si era ritirata in un paese al centro dell’Italia, mantenendosi facendo serate nei locali, come un’artista qualunque. E questa giovane donna sola, che cantava nei ristoranti e nei night club della provincia italiana, è l’immagine che meglio di ogni altra racconta quale crimine è stato commesso a danno dell’Italia, prima e dopo quel tempo. Un crimine durato nel tempo, antico e moderno, pianificato e nascosto nei dettagli di eventi apparentemente casuali ma sempre circondati di mistero. In quelle serate degli anni Ottanta, quando Mia Martini cantava i suoi successi per sbarcare il lunario, la sua voce bellissima che gridava al cielo, era il simbolo di un’Italia che da più di cent’anni si era cercato di cancellare, ed ora non poteva fare altro che nascondersi in qualche oscuro locale di provincia. 

Mia Martini ha avuto poi il coraggio di ritornare, la speranza che qualcosa fosse cambiato. Agli inizi degli anni Novanta era finalmente ritornata ad esibirsi ai massimi livelli, e avrebbe ancora partecipato a tre festival di Sanremo e collaborato instancabilmente con altri artisti e musicisti, esibendosi senza interruzione in televisione e tra la gente, prima di spegnersi in un’anonima casa nella provincia di Varese, il 12 Maggio 1995. Quella speranza si sarebbe presto mutata in un’amara illusione. Qualcosa era infatti cambiato, ma nel peggiore dei modi, e nel nuovo ordine delle cose non c’era piu’ posto per la voce di Mia Martini, nemmeno nel locale più  sperduto della provincia italiana.

L’Italia ha avuto grandi cantanti, uomini e donne, ma nessuno ha saputo interpretarne l’anima come ha fatto Mia Martini, fino all’ultimo, pagando un prezzo altissimo, perché non soltanto è un compito gia’ difficilissimo, collocare se stessi in quel punto, dove le cose realmente accadono, e portarle poi in superficie, dove quelle cose quasi mai si vedono, ma per farlo ha dovuto lottare contro il mondo intero, cioè con quella determinata organizzazione delle cose stabilita dal potere, quel nuovo ordine del mondo, che si muoveva ormai a passi rapidi verso la distruzione di quell’anima che Mia Martini voleva cantare e nient’altro.

Mia Martini ha resistito con forza ed eleganza, e forse anche con qualche punta di pazzia ed inconsapevolezza, che non sono mai arrivate però a rovinarne l’essenza, la sua fondamentale serietà e fedeltà a se stessa, e hanno contribuito invece a darle quell’allegra ironia, segno sicuro di vera intelligenza. Perché contrariamente alla versione diffamatoria dei media nazionali, che le hanno disegnato sopra un’immagine triste, di donna fragile e confusa, Mia Martini era una donna allegra, determinata e coraggiosa. E il semplice fatto che i nostri giornali e le nostre televisioni hanno provato a vendere come verosimile la versione della sua morte per un’overdose di cocaina, invece di dirci qualcosa di vero su Mia Martini, ci dice invece molto su chi dirige quei giornali e quelle televisioni.  Soprattutto negli ultimi tempi, indossava sul palcoscenico abiti semplici ed austeri, come una sacerdotessa della musica, e quando intorno si faceva buio e silenzio, e i proiettori isolavano in un faro di luce il suo corpo minuto che iniziava a vivere del ritmo delle prime note, Mia Martini ci invitava in quel punto, dove le cose hanno un’origine e un ritorno, dentro l’anima di ognuno di noi, e che nella geografia dello spirito ha caratteristiche riconoscibili per ogni uomo come per ogni popolo, un punto che trasportati dalla voce di Mia Martini sembrava cosi’ meravigliosamente italiano.

Vorremmo sinceramente che vi fosse una fine alle illazioni e congetture sul conto di Mia Martini, ma a distanza di quasi trent’anni dalla sua morte, esse non cessano di occupare le pagine dei giornali e gli schermi televisivi. Tutti con la faccia d’angelo e le lacrime agli occhi, tutti pronti a celebrare il talento e la voce di Mia Martini, e poi ecco partire la strisciante insinuazione che ne avvilisce e intorbida la figura. Ma Domenica Berté era un torrente chiaro e trasparente, e da qualche parte la sua acqua scorre ancora limpida e pura, creando gorghi e cascate, come faceva la sua voce rauca, e il fango che ancora le viene gettato si perde nel fondo del letto lo stesso istante che tocca la superficie dell’acqua.

Del 01 Luglio 2023

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