Enrico Mattei era un uomo di grandi ambizioni, ma non egoistiche, autoreferenziali e miranti al solo profitto personale: è stato, forse il più grande uomo che l’Italia abbia avuto, un uomo che se avesse potuto guidare l’Italia dove lui aveva in mente, e Dio sa che ci sarebbe riuscito se non l’avessero ucciso, sarebbe stata tutta un’altra Storia
Un altro mistero, un altro fatale incidente, un altro italiano inghiottito improvvisamente nel nulla, un altro uomo che dava fastidio. Enrico Mattei era uno di quegli uomini che non poteva fare altro che quello che ha fatto. Dall’inizio alla fine, la sua vita sembra guidata da una mano invisibile. Da quando ragazzo entra garzone in una conceria in provincia di Macerata, dove il padre brigadiere aveva trasferito la famiglia, alla notte che l’aereo in cui viaggiava si schianta nella pianura padana, non molto distante da Milano, città dove aveva fatto la sua fortuna, la traiettoria della sua vita è precisa e diritta, non senza ostacoli, ma si ha l’impressione che non esistesse ostacolo che Enrico Mattei non potesse superare, e continuare poi con più forza nel suo cammino, come un invincibile generale.
Nel 1929, a causa della crisi economica, chiude i battenti la fabbrica dove in poco tempo era passato da semplice operaio a direttore di laboratorio, e lui si traferisce a Milano con la sorella e il fratello ed apre un piccolo laboratorio per l’industria conciaria e tessile. Nel 1934, fonda l’Industria Chimica Lombarda, nella periferia industriale di Milano, ed è il primo segno di qualcosa che sarà poi una costante della sua vita, il desiderio di mettersi alla guida di qualcosa di grande e poi realizzarlo grazie ad un intenso e straordinario lavoro individuale che riesce a raggiungere livelli di tale intensità ed eccezionalità proprio perchè trascende l’individuo.
Enrico Mattei era un uomo di grandi ambizioni, ma non egoistiche, autoreferenziali e miranti al solo profitto personale, come saranno le ambizioni degli imprenditori venuti dopo di lui. E in quel nome, Industria Chimica Lombarda, il suo nome non c’è, ma c’è gia’ tutto Enrico Mattei. Nel 1943 è partigiano cattolico, e porta la militanza dei cattolici da poche migliaia a decine di migliaia. Sempre alla guida di qualcosa, questa volta è comandante del corpo di volontari per la libertà, e quando viene arrestato dai fascisti, l’uomo che avrebbe creato l’infrastruttura per portare la luce agli italiani, riesce a fuggire dal carcere di Como provocando un cortocircuito che lascia al buio la prigione.
Secondo un rapporto della CIA: “Enrico Mattei era stato fascista fino al 1943 ed era entrato nella Resistenza dopo l’8 settembre di quell’anno, mantenendo pero’ buoni rapporti con i tedeschi. Quando divenne chiaro che la vittoria alleata era ormai certa, pagò cinque milioni di lire a un comandante partigiano della Democrazia Cristiana per ottenere il rango di capo dei partigiani cattolici e generale della resistenza nel Comitato di Liberazione Nazionale.” Per questa volta, vogliamo credere alla CIA, la condotta di Enrico Mattei durante la guerra di liberazione fu strategica ed opportunistica, per nulla ideale e romantica, senza belle ciao cantate a squarciagola sulle montagne dell’Appennino, fu la condotta pratica e realistica di un uomo molto intelligente, un uomo che aveva capito che non di liberazione si trattava ma di conquista, di riduzione dell’Italia a una colonia. E la conferma di questa prontezza di lettura della situazione reale e della sua straordinaria capacità di reazione, si ha quando a guerra finita gli viene assegnato l’incarico di liquidare e di provvedere alla sostanziale privatizzazione degli asset energetici dell’AGIP, l’Azienda Generale Italiana Petroli, costituita nel 1926 dallo Stato italiano per sviluppare una propria attività petrolifera, ed Enrico Mattei fa esattamente il contrario, raddoppia la perforazione dei pozzi, intensifica la ricerca mineraria in Val Padana, stabilisce alleanze con il governo e con i partiti per ottenerne il necessario sostegno, pagando naturalmente, anche di tasca propria. Ed anche questa volta l’obiettivo non è Enrico Mattei, lo yacht e la modella parcheggiati da qualche parte, per narcisistica esibizione di ricchezza e di potere, e che in realtà è esibizione di niente, vanità di vanità, ma garantire energia a basso costo per le famiglie e per le piccole e medie imprese italiane, famiglie ed imprese in cui Enrico Mattei s’identificava.
Nel 1953, dopo un’interminabile trattativa durata cinque anni, tra i sostenitori dell’iniziativa privata e quelli di una presenza dello Stato nell’economia italiana, egli riesce finalmente nel suo intento, con l’istituzione dell’ENI, Ente Nazionale Idrocarburi. Per Enrico Mattei è l’inizio di una brillante e fantastica avventura che durerà per quasi dieci anni. Una vicenda entusiasmante che ci parla della vitalità dell’Italia di allora. Enrico Mattei ha infatti potuto fare quello che ha fatto anche grazie a determinate condizioni nel Paese, gruppi ed istituzioni che lo hanno supportato, ma soprattutto ai milioni di italiani che lavoravano di giorno e pregavano la sera. Dopo, a cambiare i costumi degli italiani ci avrebbero pensato il Concilio Vaticano II, il sessantotto, gli anni di piombo, l’eroina, la televisione, la moneta unica, i social network, gli smartphones, l’immigrazione clandestina, l’Unione Europea, la globalizzazione e la pandemia. Ma a cavallo tra anni cinquanta e sessanta, questi fantastici risultati delle nostre magnifiche sorti progressive non esistevano ancora, e un gioiello economico dell’autentico sviluppo della nostra nazione poteva ancora nascere ed espandersi.
Queste sono le parole di Enrico Mattei poco tempo prima della sua tragica fine: “Piano piano ci siamo rafforzati, lavorando con tenacia, ed oggi il gruppo ENI è una grande forza, una grande impresa che può guardare al futuro con tranquillità”. Enrico Mattei muore il 25 Ottobre 1962. Dopo lo schianto, del suo corpo non è rimasto quasi niente, frammenti sparsi che si farebbe fatica a ricondurre alla forma di un uomo, ma un uomo Enrico Mattei è stato, forse il più grande uomo che l’Italia abbia avuto, un uomo che se avesse potuto guidare l’Italia dove lui aveva in mente, e Dio sa che ci sarebbe riuscito se non l’avessero ucciso, sarebbe stata tutta un’altra Storia.
Del 15 Luglio 2023