HomeSportAtletica LeggeraIo sto con Alex Schwazer! Di Roberto Pecchioli

Io sto con Alex Schwazer! Di Roberto Pecchioli

Recensione del 10 Maggio 2016. Onore a chi sbaglia, e si riprende, e guarda il mondo con occhi diritti. Forza Alex, hopp Alex!

Il doping sportivo è un fenomeno diffuso e pericoloso. In alcune discipline pare abbia dimensioni drammatiche: pensiamo al culturismo, alla cosiddetta atletica pesante, al ciclismo. La diffusione non è limitata agli atleti professionisti, ma il fenomeno dilaga anche tra dilettanti ed amatori. Ogni attività volta ad estirpare il fenomeno è quindi benvenuta, a cominciare dalla riprovazione morale nei confronti degli  atleti , dei medici e delle società coinvolte.

Alex Schwazer  è uno di quelli che è caduto nella rete del doping. Ragazzone tirolese della Val Ridanna, straordinario talento della marcia, è nella storia dell’atletica per avere vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino 2008 nei 50 km di marcia. Per rimanere ai vertici dello sport, si è affidato a persone e mezzi disonesti. Smascherato dalle analisi nel 2012, ha confessato tra le lacrime ed ha accettato con dignità la squalifica di tre anni e nove mesi. Nel frattempo ha perso tutto: era fidanzato con la campionessa di pattinaggio artistico Carolina Kostner , a sua volta squalificata per non averlo denunciato, ed è stato mollato. Faceva parte dell’Arma dei Carabinieri ed è stato congedato. La Ferrero gli ha revocato un buon contratto di sponsorizzazione. L’intero ambiente dell’atletica lo ha scaricato.  

Domenica 8 maggio scorso, a squalifica appena finita, ha partecipato al campionato mondiale di marcia a squadre, e dopo 50 chilometri di passi a ritmo forsennato, mantenendo sempre un piede a terra ( questa è la regola della marcia sportiva) ha vinto la gara. Ha trascinato alla vittoria la squadra italiana e si è guadagnato la partecipazione alle Olimpiadi brasiliane che si terranno tra pochi mesi. Io sto con Schwazer, e lo considero un modello positivo !

Da ragazzo, ho praticato un po’ la marcia: vedevo tutti i giorni allenarsi nelle strade del mio quartiere Abdon Pamich, grande marciatore , oro olimpico , esule fiumano . Ho smesso di marciare perché era troppo dura: chilometri e chilometri di allenamento con qualunque tempo, dolori dappertutto, perché la postura del marciatore è complicata ed innaturale, tutto il corpo, gambe, braccia, schiena, impegnate ad assecondare il mulinare costante delle gambe, e quella maledizione per cui un piede deve sempre essere a terra. Alex, dopo aver perso lavoro, fidanzata, denaro, subito anche una condanna penale a sei mesi per la sua vicenda, aver sopportato la gogna che in Italia , patria di moralisti a tassametro, tocca a chi ha la sfortuna di essere “pizzicato” mentre molti altri se la cavano, ha ripreso a marciare , è risorto , ha rivinto senza l’aiuto di chimica e farmacologia, ed ora tenta di ricostruirsi una seconda carriera sportiva.

Marciare per non marcire era un motto dannunziano. Schwazer era marcito dopo aver marciato ed essere andato fuori strada. Oggi è di nuovo un atleta, ma soprattutto, è un uomo, forte, dignitoso, un guerriero non solo dello sport, ma della vita.

L’intero ambiente dell’atletica lo ha trattato in maniera disgustosa, ancora pochi giorni fa atleti di vertice avevano affermato di non volerlo in nazionale e di vergognarsi di lui. Si vergognino di loro stessi, invece, in questo strano mondo dove nessuno è mai responsabile di nulla,  dove colpe ed errori sono sempre di qualcun altro, e dove, alla fine, si assolvono tutti.  Schwazer no, colpevole a vita, nessuno voleva offrirgli una seconda possibilità. Un criminale assassino dei genitori come Pietro Maso, uscendo dal carcere, ha ricevuto una lettera da Bergoglio, Adriano Sofri e Toni Negri sono riveriti intellettuali, persino Fabrizio Corona è potuto uscire con largo anticipo dal carcere, sotto l’ala di Don Mazzi, ed ora rilascia interviste.

Il ragazzo di Racines no, lui era un mascalzone a prescindere. Doveva pagare per tutti, a lui la condanna “esemplare”, che in genere è un sinonimo di eccessiva , e che, soprattutto, lava la coscienza di troppi altri, non meno colpevoli.  Non scomoderò René Girard e le sue teorie sul capro espiatorio, anche perché Alex è stato comunque  responsabile di doping.

Ma resto entusiasta della sua risalita, sono orgoglioso di un giovane uomo che stringe i denti, e macina migliaia di chilometri ( migliaia !) in solitudine, aiutato solo da un grande tecnico dell’atletica come il professor Donati, antico e autentico combattente antidoping. Non credo che Schwazer sia ricco, ed in ogni caso non ha neppure più lo stipendio da sottufficiale dei Carabinieri: ma non ha pensato a “rifarsi una vita”, cercarsi un mestiere extrasportivo. Ha affrontato il freddo della sua vallata prossima al Brennero, e poi magari il caldo di altre zone per prepararsi, allenarsi, ed ha marciato, marciato, marciato. Pensate alla fatica di camminare, mantenendo una postura scomoda e quasi innaturale, per decine di chilometri al giorno, ascoltare ogni minima reazione del proprio organismo, sudare, sbuffare, finire stremati e doloranti per dimostrare che si è ancora uomini, prima che campioni sportivi.

E’ dunque vero che chi cade si può rialzare, ma solo chi si trova abbandonato e disprezzato dopo essere stato osannato , o chi ha ingaggiato e vinto battaglie decisive con se stesso può immaginare che cosa deve avere vissuto Schwazer nei cinquanta chilometri romani – cinquanta chilometri, lo ripeto, e sono lunghi anche da leggersi – in cui ha marciato e vinto. 

Onore e rispetto , allora, al giovane uomo tirolese, che ha marciato contromano per quattro anni dopo avere imboccato la scorciatoia. Che cosa è, infatti, il doping, se non una scorciatoia per essere competitivi, performanti, vincenti ? Nulla di tanto diverso dalle troppe vie “alternative” che usiamo nella vita, la raccomandazione, l’appartenenza al partito di potere od al sindacato maggioritario, l’amicizia giusta, l’imbroglio che, quando ci riguarda, ha sempre ottime giustificazioni.

Onore a chi sbaglia, e si riprende, e guarda il mondo con occhi diritti . Disprezzo per i moralisti della domenica e per gli onesti fino alla porta di casa. L’esercito sterminato e miserabile delle vergini dai candidi manti, rotte di dietro, ma sane davanti ; scusate l’oscenità, ma quando ci vuole, ci vuole. Forza Alex, hopp Alex!

Roberto Pecchioli il 10 Maggio 2016

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