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Il 2024 sarà: “Un Anno Elettorale Mondiale” di Andrea Cometti

Nel nuovo anno saranno chiamate al voto oltre 2 miliardi di persone in tutto il Mondo con 76 Paesi coinvolti tra cui su tutti Unione Europea e Usa, un vero record: ma l’appuntamento elettorale è veramente ancora sinonimo di Libertà e Democrazia?

Il 2024 sarà “L’anno più elettorale di sempre” con implicazioni geopolitiche di notevole importanza: vediamo nel dettaglio le scadenze elettorali nei principali Paesi interessati al voto, con alcune riflessioni.

Unione Europea: “L’assalto delle Destre Europee”

In Europa, come avviene ogni 5 anni tra il 6 e il 9 giugno saranno in circa 400 milioni i cittadini dell’Ue chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento Europeo. Si voterà nei 27 Stati membri e alcuni stati avranno anche elezioni dei propri parlamenti nazionali o presidenziali. L’Italia nell’Ue è rappresentata da 76 deputati eletti con un sistema di tipo proporzionale, in cui ogni partito nazionale fa parte di un più ampio gruppo politico al Parlamento Europeo. 

Viste le anticipazioni elettorali del 2023 nell’Ue, oggi orfana del Regno Unito e dopo i controversi anni della pandemia – in cui il ruolo di Ursula von der Leyen è tutt’ora sotto indagine – rischia concretamente di svoltare a Destra: complici l’appiattimento sulle politiche Onu-Usa e le sanzioni alla Russia – che si sono rivelate un Boomerang economico – le elezioni di Giugno 2024 si potrebbero trasformare in un vero Tsunami per i poteri dell’Ue che finora l’hanno governata.

Notiamo inoltre che il reietto Regno Unito e l’Austria sono da alcuni anni de facto commissariate, la Grecia è letteralmente scomparsa dalle Agende dell’Unione e del ruolo trainante della Germania rimane solo il triste ricordo: “Scholtz non è certo la Merkel” e la Francia di Macron non sembra guardare oltre ai propri interessi di bottega, in linea con l’inconsistente politica dell’Ue, che si è dimostrata una mera propaggine in Europa delle decisioni prese oltreoceano.

Italia: “Ci sarà un Effetto Meloni sull’Europa?”

Oltre le Elezioni Europee in Italia nel 2024 si voterà anche per le amministrative con cinque regioni coinvolte: Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Sardegna e Umbria, mentre in oltre 3.700 comuni si voterà per eleggere il sindaco e il consiglio comunale. Di questi comuni, 27 sono capoluoghi di provincia e sei sono anche capoluogo di regione: Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza. 

In Europa l’Italia, che da un anno ha un governo ufficialmente di “Destra” pur molto Soft, con Giorgia Meloni potrebbe ritagliarsi un ruolo importante da “Traghettatore” verso una svolta a Destra del futuro Parlamento Europeo. Astensionismo permettendo, certo essendo che il Governo Meloni è tacciato da più parti di essere solo: “Una Destra camuffata da Sinistra o un Draghi bis”.

Per le opposizioni ricordiamo che Ursula von der Leyen è stata eletta con i voti del M5s e la domanda d’obbligo è: “Se lo ricorderà l’elettorato euroscettico grillino?”. Sul fronte del Pd alle Elezioni Europee – a patto che ci arrivi – Elli Schlein si giocherà tutto in termini di credibilità e salvo miracoli la crisi della Sinistra sembra essere in un vicolo cieco senza ritorno.

Al momento nello scacchiere elettorale Italiano quello che emerge impellente in termini di “Partecipazione Democratica” è quel vuoto politico “Pneumatico” per la mancanza di un vero partito Alternativo, autenticamente Euroscettico: sembra quasi ci sia un accordo per neutralizzarne una nascita e forse il ripetuto Mantra presidenziale: “Indietro non si torna” sta lì a dimostrarlo.

Matteo Salvini, alle prese con la puntuale “Giustizia ad orologeria” come molti suoi colleghi di Governo, sta tentando un recupero elettorale ricavalcando vecchi cavalli di battaglia, ma vale per quanto detto sul M5s; alimentando al contempo contraddizioni evidenti con gli alleati di Forza Italia, europeisti di ferro nel Ppe: l’ombra di una forte astensione aleggia alle prossime Elezioni Europee, preoccupazione che è facilmente solo di facciata.

Austria: “Il Mattarella austriaco Van der Bellen, farà votare l’Austria del dopo Kurz?”

In Austria pur non essendoci ancora una data certa per le elezioni presidenziali si voterà finalmente in Autunno. Da tre anni governa “Senza mandato diretto del popolo austriaco” e con la regia del Presidente Alexander Van der Bellen (Indipendente di Sinistra), il “Tecnico” Alexander Schallenberg del Partito Popolare Austriaco insediatosi dopo le traumatiche dimissioni da Cancelliere di Sebastian Kurz, giovane leader dello stesso partito avvenute il 9 ottobre 2021 a causa di accuse di corruzione.

Per la cronaca il 29 settembre 2019 alle elezioni parlamentari austriache con il suo Partito Popolare Austriaco Kurz aveva trionfato con il 37,46% dei voti, ma poi come un fulmine a ciel sereno comparvero strani scandali e l’addio definitivo alla politica avvenuta il 2 dicembre 2021 e seguendo la sorte dell’altro leader di partito Heinz-Christian Strache del Partito della Libertà Austriaco avvenuta il 1º ottobre 2019 e anche lui “Ritiratosi a vita privata”.

Portogallo: “Elezioni anticipate: per Motivi Giudiziari”

In Portogallo si voterà il 10 marzo, essendo che il primo ministro socialista António Costa lo scorso novembre si è dimesso per motivi giudiziari.

Belgio: “L’eterno confronto tra Fiamminghi e Valloni?”

In Belgio si voterà il 9 giugno per le Europee e in concomitanza anche per il rinnovo del Parlamento belga. La capitale belga, che è anche quella storica dell’Ue e sede della Nato incarna anche fisicamente la difficile situazione dell’Europa: Bruxelles è già da tempo una vera e propria Enclave musulmana, in cui la stessa polizia ha difficoltà ad entrare in certi quartieri. Alle elezioni si assisterà all’eterno confronto tra Fiamminghi e Valloni, con ipotizzabile una possibile sorpresa proveniente da Destra.

Regno Unito: “Fine mandato per il tecnico Sunak?”

Nel Regno Unito in piena crisi democratica, si voterà probabilmente e finalmente a maggio: secondo le norme attuali l’ultima data in cui il Regno Unito può recarsi alle urne è gennaio 2025 e se le elezioni non fossero indette entro il 17 dicembre 2024 il Parlamento si scioglierebbe automaticamente, poiché sarebbero trascorsi esattamente cinque anni dalle ultime elezioni generali del 2019. 

Le ultime elezioni “Democratiche” nel Regno Unito risalgono a tale data, ormai molto lontana in cui trionfarono i Conservatori di Boris Johnson. Artefice della Brexit. Johnson fu poi costretto a dimettersi nel periodo Covid per strani scandali di un suo collaboratore e dopo la meteora Liz Truss dal 6 settembre al 25 ottobre 2022, i Conservatori imposero il “Tecnico” Rishi Sunak ex Goldman Sachs, premier mai eletto direttamente dal popolo, aprendo questo lungo periodo – senza elezioni – ben lungi dalla lunga tradizione democratica anglosassone del Common Law.  Tre quindi le probabili date per il voto: maggio 2024, autunno 2024 o gennaio 2025.

Russia: “Il popolo starà sempre con lo Zar Putin?”

In Russia si voterà il 17 marzo 2024 con il presidente Vladimir Putin, che ricandidandosi quasi certamente sarà rieletto, dipenderà in sostanza dalle sue personali decisioni. La guerra con l’Ucraina e l’isolamento del gigante Russo ha di fatto rafforzato il ruolo di Putin, raccogliendo il popolo russo intorno al suo Presidente: le sanzioni internazionali nonostante le notizie contradditorie presenti nella stampa occidentale, sembrano non aver intaccato l’economia russa, molto ricca di materie prime (Gas, petrolio ecc.) e il suo determinante ruolo all’interno del Brics rischia di far tramontare l’egemonia del Dollaro creando non pochi problemi agli Usa e di riflesso all’Ue.

Ucraina: “Tra emergenza Guerra ed emergenza democratica: quando si voterà?”

Di elezioni in Ucraina nessuno ne parla, come ovvio anche se le scadenze “Democratiche” sarebbero maturate da tempo nel Paese. Il caso Ucraina si è imposto prepotentemente al centro dello scacchiere geopolitico internazionale e l’emergenza del subdolo conflitto con la Russia rinvierà certamente le scadenze elettorali, legate allo stabilizzarsi della situazione. Il ruolo e il destino di Zelensky, 6° presidente del Paese dal 20 maggio 2019 di conseguenza sembrano strettamente legati all’esito del conflitto, oltre che dagli accordi internazionali che prevedono l’entrata dell’Ucraina nell’Onu e nella Ue.

Stati Uniti d’America: “Gli occhi del Mondo sugli Usa”

Nelle elezioni Usa che si preannunciano infuocate e determinanti per i futuri equilibri e destini mondiali, si voterà il 5 novembre con circa 160 milioni di americani che decideranno chi sarà il 60esimo presidente degli Stati Uniti per i futuri 4 anni a partire da gennaio 2025.

La riedizione della sfida Biden-Trump è probabile, ma non certa: dopo le controverse elezioni del 2020, legate al voto postale – che in Usa è il 50% circa del corpo elettorale – gli strascichi giudiziari e il caso Capitol Hill, Donald Trump sembra lanciato nei sondaggi ad una ampia vittoria finale, ma non è escluso che il prescelto per il fronte Repubblicano sarà alla fine il giovane 45enne Governatore della Florida Ron De Santis, visti anche i problemi giudiziari dell’ex Presidente Trump.

Per i Democratici la situazione è a dir poco complessa, con un anziano e spesso poco lucido Presidente uscente Joe Biden, – che ha 82 anni – dato molto indietro nei sondaggi, che vorrebbe fortemente confrontarsi con Trump, ma a cui potrebbe essere preferito il 56enne Governatore della California Gavin Newsom, parente di Nancy Pelosi. In alternativa oltre la vice presidente Kamala Harris non sono da escludere le fantascientifiche ipotesi di un di un Obama, sponda Michelle o la discesa in campo di Bill Gates: staremo a vedere.

Messico: “Il presidente sarà certamente una donna”

In Messico si voterà il 2 giugno 2024, giorno in cui 100 milioni circa di elettori messicani eleggeranno il nuovo presidente con un mandato di sei anni. Novità assoluta per il Paese Centro-americano è che i due principali candidati alle presidenziali sono donne: nello specifico Claudia Sheinbaum Pardo ex sindaca della capitale Città del Messico e l’ex senatrice Xóchitl Gálvez.

India: “Narendra Modi sarà rieletto?”

In India, con l’attuale primo ministro Narendra Modi favorito per una rielezione si voterà in Primavera tra aprile e maggio 2024 e saranno le più grandi elezioni al mondo: essendo che voteranno più di 900 milioni di persone, su una popolazione di ben 1,4 miliardi.

Indonesia, Bielorussia, Iran, Taiwan, Bangladesh e Pakistan

Nel 2024 sono anche chiamate al voto nazioni importanti come Indonesia, Bielorussia, Iran, Taiwan, Bangladesh e Pakistan, certo Nazioni spesso con non trascurabili problemi di libertà di voto o considerati veri e propri regimi o “Stati canaglia” come gli Usa in particolare, amano appellare chi non è allineato con loro e il Mondo Occidentale in generale, sempre comunque a loro riconducibili. Autonominatosi insostituibili “Riferimenti democratici” per il Mondo intero, con le loro organizzazioni e media collegati, sfornano “Patenti di democrazia” e graduatorie di libertà, spesso dimenticando le enormi contraddizioni che caratterizzano loro stessi e il loro operato, in cui ormai alla diplomazia e al confronto moderato si privilegia lo scontro finalizzato alla supremazia economico-finanziaria, in cui l’estrema ratio della “Guerra” e diventata pericolosamente, normale consuetudine.

Visto il quadro generale, la domanda finale è sempre la stessa: andare a votare è ancora “Sinonimo di Libertà e Democrazia”? Tra appelli al “Voto utile” e affluenze ai minimi storici, nel 2024 voteranno l’Unione Europea, gli Usa e saranno chiamate al voto oltre 2 miliardi di persone, sembrerebbe un grande record di Democrazia: ma sarà vero?

La risposta nasconde un piccolo inganno, che fa nascere un’altra semplice domanda: “Ma su questi potenziali 2 miliardi di elettori quanti realmente andranno alle urne?”, ovvero quel che cantava 50 anni fa Giorgio Gaber “Libertà è partecipazione”!

Andrea Cometti il 03 Gennaio 2024

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