Imbecillitas intellectus humani: perchè al fondo dell’oscuritá: “albeggia la luce del diritto naturale”? di Daniele Trabucco
Lo sforzo, da parte dell’uomo, di conformarsi alla legge naturale ci dimostra che questa non é “una ricetta” sempre pronta per risolvere i problemi di ordine morale, politico, giuridico, amministrativo etc.
Infatti, la “lex naturalis” si articola su due livelli: al primo si collocano quei principi generali che la ragione contemplativa deduce dall’essenza della persona umana quali la procreazione, la socialitá, la dignitá, la ricerca della Veritá etc., mentre ad un secondo livello troviamo le conseguenze pratiche di quei principi fondamentali che spettano alla libera scelta dell’uomo la quale puó (e la contemporaneitá ce lo dimostra in modo inequivocabile) essere inclinata verso forme di prepotenza, egoismo ed autonomia assoluta.
Questo spiega come mai la conoscenza della legge naturale, nel corso della storia, non é mai stata esente da errori, pregiudizi, regressi ed involuzioni. In ragione della debolezza del nostro intelletto (Tommaso d’Aquino (1225-1274) a riguardo parla di “imbecillitas intellectus humani”) non sempre si riescono a trarre le giuste conseguenze in termini di attuazione della legge naturale, o meglio dei suoi principi primi, nell’ambito della complessitá del reale in cui la persona umana si trova ad operare e vivere.
Debolezza, peró, che non deve allontanare dalla ricerca e dallo sforzo poiché, come insegna sant’Agostino di Ippona (354 d.C.-430 d.C.) nelle “Confessioni”, nessuna iniquitá o ingiustizia potranno mai distruggere questa legge naturale, riflesso in noi della legge eterna di Dio (“Lex tua, Domine, scripta est cordibus hominum, quam nec ulla quidem delet iniquitas”).
Pertanto, l’attuazione della legge naturale si puó offuscare o perché i suoi precetti secondari e remoti non sono conosciuti per ignoranza invincibile o perché, a causa di una scelta colpevole, essi vengono volontariamente disprezzati (si pensi solo alle scelte dei legislatori in materia di aborto, eutanasia, gender etc.), ma tutto questo non ne fa venir meno l’esistenza. Ci ricorda Francesco Carnelutti (1879-1965) in “La crisi del diritto” che, al fondo dell’oscuritá, “albeggia la luce del diritto naturale”.
Prof. Daniele Trabucco Costituzionalista il 09 Marzo 2024